"Mi scusi Presidente/ se arrivo all'impudenza/ di dire che non sento/ alcuna appartenenza./ E tranne Garibaldi/ e altri eroi gloriosi/ non vedo alcun motivo/ per essere orgogliosi./ Mi scusi Presidente/ ma ho in mente il fanatismo/ delle camicie nere/ al tempo del fascismo./ Da cui un bel giorno nacque/ questa democrazia/ che a farle i complimenti ci vuole fantasia". (Giorgio Gaber - Io non mi sento italiano)
"Credo che per fare del buon giornalismo si debba innanzitutto essere degli uomini buoni. I cattivi non possono essere buoni giornalisti". Ryszard Kapuściński, Autoritratto di un reporter
venerdì 25 gennaio 2008
Meditiamo, gente, meditiamo
"Mi scusi Presidente/ se arrivo all'impudenza/ di dire che non sento/ alcuna appartenenza./ E tranne Garibaldi/ e altri eroi gloriosi/ non vedo alcun motivo/ per essere orgogliosi./ Mi scusi Presidente/ ma ho in mente il fanatismo/ delle camicie nere/ al tempo del fascismo./ Da cui un bel giorno nacque/ questa democrazia/ che a farle i complimenti ci vuole fantasia". (Giorgio Gaber - Io non mi sento italiano)
martedì 22 gennaio 2008
Gli ultimi giorni di Gaza

mercoledì 16 gennaio 2008
Un marziano in Italia

Quello che più rattrista è la distanza di questo papa dalla gente. Cosa risaputa fin dall'inizio del suo pontificato. E' questa una delle ragioni per le quali ogni volta che proferisce parola, dispensa pareri, emana sentenze, finisce col gettare benzina sul fuoco. E la crepa si fa sempre più profonda. Qui non c'entra l'essere credenti o meno. Quello che non riesco a capire è dove "l'Italia dovrebbe vergognarsi".
Lo sostengono all'unanimità politici (e a questi ci siamo assuefatti. Tanto, non fanno che sproloquiare e pontificare dai banchi di Montecitorio con modi ed esiti per nulla edificanti, almeno nel 90% dei casi) e uomini dell'informazione, quelli che dovrebbero avere la schiena talmente dritta da riuscire a spiegare quanto accade senza schierarsi da una parte o dall'altra.
Dovessi spiegare a un marziano la notizia del giorno, riassumerei così:
1. Il rettore della principale università romana invita il papa a tenere un intervento in aula magna durante la cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico.
2. Alcuni prof e una parte degli studenti dicono "no grazie" e manifestano il loro dissenso come si è sempre visto fare in una qualsiasi università dal '68 ai giorni nostri: cortei, striscioni, collettivi, occupazioni. (A questo punto proverei a spiegargli anche, en passant, il significato delle parole scritte e urlate - come l'abusata "laicità" -, i riferimenti alla storia personale di un certo Galileo, scorrerei con lui alcuni punti del c.v. del cardinal Ratzinger - lo ammetto, con una certa malizia - e la tendenza italica a strumentalizzare ormai ogni parola e gesto per desolanti fini politici)
3. Il Vaticano emana un comunicato in cui si spiega che il papa ha deciso di "soprassedere alla visita". In altre parole, Benedetto XVI se ne sta nei suoi appartamenti. Motivo ufficiale: si teme per la sua sicurezza.
A questo punto il marziano mi chiederebbe se in Italia conosciamo la libertà di espressione, la tolleranza, il diritto al dissenso. Sì, sì, sì, risponderei io. Il papa sarebbe andato, i ragazzi avrebbero manifestato, chi voleva avrebbe assistito, gli altri amen. E allora cosa è successo di tanto terribile? (Visto che il mio marziano è anche cinico, infierirebbe) Non siete voi cattolici i paladini del dialogo e dell'accettazione del diverso? Ma quale vergogna, è una tristezza infinita. E a questo punto, mi sento autorizzata a soprassedere anch'io.
mercoledì 9 gennaio 2008
Hillary? Chiagne 'o muort e...
