Una voglia tremenda di papaya, di quelle che ti prendono e non mollano più. Mi vesto e penso di scendere in strada per andarla a cercare. Mi serve un compagno d'avventura che non si formalizzi troppo per l'orario - mezzanotte e quaranta -. Allora telefono a Vinicio che ormai, come una brava tata, si materializza e mi asseconda. Cominciamo a girarci Milano in bicicletta, uno che pedala, l'altra che frena e si lamenta per il pavè. Un'auto ogni tanto, qualche tram che stride sulle rotaie. Guardiamo com'è la notte al Ticinese, in viale Abruzzi, via Porpora, piazza Aspromonte. E poi andiamo più su, tocchiamo la Bovisa, pensiamo ai panettieri, a chi lavora in radio, agli operai che passano ai tornelli a notte fonda, agli infermieri e ai medici negli ospedali. Isola, via Farini, il Monumentale, con i disperati che ci vengono incontro per qualche moneta. Ovviamente la papaya non l'abbiamo trovata. "Ordinanze anti-degrado", le chiamano. E lo scrivo mentre a Milano rimbalza il solito triste spettacolo sull'opportunità o meno di costruire una moschea. Che verrebbe usata né più, né meno per fare quello che la stragrande maggioranza dei cristiani fa in chiesa (esulando dal caso Claps e dalla tumulazione di De Pedis, ovvio). Osservo poco e pratico ancora meno ma "Ama il prossimo tuo come te stesso" non l'ho certo lasciato detto io, ai posteri.
"Credo che per fare del buon giornalismo si debba innanzitutto essere degli uomini buoni. I cattivi non possono essere buoni giornalisti". Ryszard Kapuściński, Autoritratto di un reporter
lunedì 6 settembre 2010
Come me stessa
Una voglia tremenda di papaya, di quelle che ti prendono e non mollano più. Mi vesto e penso di scendere in strada per andarla a cercare. Mi serve un compagno d'avventura che non si formalizzi troppo per l'orario - mezzanotte e quaranta -. Allora telefono a Vinicio che ormai, come una brava tata, si materializza e mi asseconda. Cominciamo a girarci Milano in bicicletta, uno che pedala, l'altra che frena e si lamenta per il pavè. Un'auto ogni tanto, qualche tram che stride sulle rotaie. Guardiamo com'è la notte al Ticinese, in viale Abruzzi, via Porpora, piazza Aspromonte. E poi andiamo più su, tocchiamo la Bovisa, pensiamo ai panettieri, a chi lavora in radio, agli operai che passano ai tornelli a notte fonda, agli infermieri e ai medici negli ospedali. Isola, via Farini, il Monumentale, con i disperati che ci vengono incontro per qualche moneta. Ovviamente la papaya non l'abbiamo trovata. "Ordinanze anti-degrado", le chiamano. E lo scrivo mentre a Milano rimbalza il solito triste spettacolo sull'opportunità o meno di costruire una moschea. Che verrebbe usata né più, né meno per fare quello che la stragrande maggioranza dei cristiani fa in chiesa (esulando dal caso Claps e dalla tumulazione di De Pedis, ovvio). Osservo poco e pratico ancora meno ma "Ama il prossimo tuo come te stesso" non l'ho certo lasciato detto io, ai posteri.
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