martedì 26 gennaio 2010

Chi non ha memoria, non ha futuro

"(...) Poi il camion attraversò la città , fino a imboccare il sottopassaggio di via Ferrante Aporti, e ci ritrovammo nei sotterranei della stazione, binario 21. (...) Nessuno di noi conosceva quei sotterranei, quel ventre nero della stazione Centrale, che ora chiediamo diventi un luogo della memoria, perché migliaia di persone sono partite da quei binari e non hanno fatto ritorno". Così raccontava l'internata 75190. Così raccontava Liliana Segre alcuni anni or sono nel libro-testimonianza "Sopravvissuta ad Auschwitz" (edizioni Paoline). Oggi, dopo anni di volenteroso e tenace impegno, viene posata la prima pietra del "Memoriale della Shoah di Milano", dove un tempo si trovava il binario 21. Era il 30 gennaio 1944, Liliana aveva 13 anni. Con lei altri 604 senza destino e tra questi i Silvera, amici carissimi della mia famiglia: il padre Lelio, la madre Bahia Laniado e la giovane figlia Violetta. Racconta la Segre: "Mi ricordo il signor Silvera, che con altri uomini pii si metteva nel mezzo del vagone, si metteva il tallet (il manto rituale) sulle spalle e pregava (...). Violetta e io ci guardavamo, le speranze erano perdute". "Se anche dovessi camminare nella valle della morte, non temerei alcun male, perché tu sei con me", recita il salmo 23 salmodiato in ebraico "Gam Gam...". Morirono tutti, come anche il papà di Liliana, Alberto; solo lei e pochi altri si salvarono. "Migliaia, anzi milioni di volte mi sono chiesta perché sono sopravvissuta alla Shoah. ma non c'è risposta". Liliana sarà lì oggi, al binario 21, con un'altra sopravvissuta, Goti Bauer, una dolce, anziana signora, che mai nessuno, vedendola oggi, potrebbe pensare sia scampata all'inimmaginabile. Lei, che ad Auschwitz fu deportata e perse padre, madre e fratello, proveniente dal campo di Fossoli, confessa: "Ho sempre invidiato chi ad Auschwitz è arrivato da solo (...) chi non ha vissuto lo strazio della perdita dei genitori, dei figli, dei fratelli". Liliana e Goti ricordano a tutti che gli aguzzini nazisti continuavano a ripetere: "Morirete tutti, ma se per caso qualcuno tornerà e racconterà, nessuno gli crederà". Loro hanno perso, il "Memoriale della Shoah di Milano" ne è la prova, oggi il ventre nero è meno nero. Comprendere quello che accadde è impossibile, ma la memoria è necessaria per conoscere e ricordare ciò che fu e che mai più dovrà essere.
Grazie a Sergio Harari, Corriere della sera

Altre letture consigliate: "Necropoli", di Boris Pahor,
e ovviamente Primo Levi, "Se questo è un uomo".
Io vado di Grossman, David, "Vedi alla voce: Amore":
mai come in questo periodo desidero
che portino a casa anche a me un nonno nuovo.