mercoledì 21 aprile 2010

Zonker e i suoi orfanelli


Era convinto che non sarebbe mai morto ma aveva comunque lasciato istruzioni precise sul suo funerale. Voleva che fosse una grande festa, una sorta di meeting assolutamente all'insegna della gioia di stare insieme. Ricordo - tra le varie richieste - quella di svariate suonatrici d'arpa birmane. E poi musica, fiumi di vino e da mangiare, lanci di petali di rose, la presenza di tutte le donne della sua vita, "mi raccomando, tutte e tre", il figlio Guido che avrebbe suonato, che avrebbe cantato De Andrè in mezzo a una parata di genti, suoni, colori e momenti di allegria. Aveva lasciato scritto anche le parole da non usare: le solite, quelle scontate e piatte a cui si fa sempre ricorso tipo "vuoto incolmabile", "non ti dimenticheremo mai", persona esemplare e giù così. Se poi magari in un angolo si fosse consumata una sveltina sarebbe stata accolta come atto di gratitudine nei confronti della vita, mica come offesa alla morte. Voleva anche la bara bagnata col vino: "Mica tutto a voi, sono io che pago". E sulle ceneri: "Attenti alla direzione del vento, sennò fate la fine de Il Grande Lebovsky".
Oggi i suoi resti, dopo più di cinque anni e mezzo, saranno riconsegnati alla sua famiglia. Su quanto accaduto in Iraq, su quanto fatto e no da politici e autorità, ho sempre avuto e continuo ad avere le mie idee, ma non le vengo a scrivere su questo post. Quello che mi preme dire è che a Enzo G. Baldoni si è voluto e si vorrà sempre un gran bene perché - che gli piaccia o no - era davvero splendido. Caro Zonker, ti aspettiamo.

martedì 6 aprile 2010

Nel grembo della terra ho seminato un grido. Tre

Oggi non piove
la terra non si muove
vola farfalla
la terra oggi non balla
ieri pioveva
la terra si muoveva
sabbia di mare
casa mia non sa ballare
resta ferma e cade giù
casa mia non ce l'ho più

Ma oggi non piove
facciamo case nuove
case farfalla
gentili le vorrei
che se la terra balla
loro ballano con lei.
Bruno Tognolini

Ore 3.32 del 6 aprile del 2009: 308 vittime, duemila feriti e una ferita che non si rimargina.

giovedì 1 aprile 2010

Quello che il prete dice (e non fa)


Il monito puntuale agli elettori a tre giorni dal voto per le regionali, l'intervento puntuale del Papa contro la pillola RU486 - farmaco che l'Organizzazione mondiale della Sanità ha incluso nella lista di quelli essenziali e al quale qualche mese fa ho dedicato un lungo post che oggi vi risparmio - nello stesso giorno del via libera negli ospedali, l'interferenza puntuale di Monsignor Fisichella, che plaude a quanti si dichiarano pronti a negare, con la forza e l'imposizione, alle donne un diritto di scelta, determinando senza dubbio la somma di altro dolore al dolore.
Si dice che la libertà di pensiero e parola fa l'uomo libero. E va bene dire la propria, in un Paese libero e democratico, è giusto che ognuno si senta libero di intervenire e rendere gli altri partecipi delle proprie opinioni e convinzioni. E ciò senza ombra di dubbio è valido anche per una figura che ha la missione di guida spirituale suprema, ascoltata da milioni fedeli e seguaci della religione, quella Cattolica, per i quali è innanzitutto - lo insegnano al catechismo - il vicario di Cristo in Terra. Non dimentichiamolo: prima ancora che Capo di Stato, il Papa è vicario di Cristo, praticamente Cristo stesso.
E allora perché non si interviene con altrettanta puntualità sul tema della pedofilia? Perché davanti a questo tema, a questo problema, a questo scandalo - ognuno lo definisca come vuole -, i vertici della Santa Romana Chiesa hanno fin qui opposto solo silenzio e tentativi di discredito verso le presunte vittime e i media che hanno svelato "il segreto" e la sua copertura? Diano delle risposte. Credo le debbano a tutti, soprattutto in segno di rispetto verso quanti credono in loro e nelle cariche che ricoprono. E' di importanza fondamentale ed essenziale, pari - se non superiore addirittura - alla questione etica della vita e di come considerare ogni singola cellula che ne costituisce il fondamento.
La vignetta è apparsa su Il Fatto Quotidiano ed è di Mario Natangelo