domenica 31 luglio 2011

Pugni chiusi*

Dalla finestra un panorama che riconcilia col mondo, le tende gonfiate da un venticello leggero, i telefoni lasciati a casa, spenti. Un sabato di assoluta pace. La notizia della morte di Peppe D'Avanzo arriva come un pugno in pieno viso. Poco prima che la battessero le agenzie, non mi ero accorta della chat aperta: "Uè Ci', che devo fa' pe' parla' co' tte? Aro' stai?" - "Eh, non te lo posso dire". "Capito, meno male. Così a Robbo glielo dici tu...".

*Demetrio Stratos e gli Area. L'ha scelta Roberto. Gli ricorda "Paese Sera".

martedì 19 luglio 2011

Odio gli indifferenti

"Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti". Un po' un atto dovuto partire alla volta di Genova leggendo Antonio Gramsci, mi sembrava un modo degno di riflettere su questi primi dieci anni dal G8.
Da quella storia non siamo ancora usciti per vari motivi. E' venuta fuori la verità ma non è stata fatta giustizia, ho letto nel corso della mia visita alla bella mostra Cassandra, fino al 24 luglio a Palazzo Ducale.

E' un peccato che le idee e l'entusiasmo portati dai gruppi alteromondisti arrivati in città in quel luglio del 2001 sia andato dissolvendosi, fino a sparire. Dove sono adesso? Cosa si può fare per recuperarlo? E' un dolore troppo forte quella pagina nera della nostra fragile democrazia: i fatti della caserma Bolzaneto, la macelleria messicana alla scuola Diaz. Chi allora impartì ordini oggi è ancora ai vertici e nei posti chiave dello Stato. Chi li eseguì non ha pagato, perché l'ordinamento giuridico italiano non contempla il reato di tortura. Allora, domanda: perché il nostro Paese ha ratificato la Convenzione Onu del 1984 ma non ha mai inserito il reato nel codice penale? Perché non se ne parla abbastanza? Perché son qua che me lo chiedo come una scema mentre mi scorrono sotto gli occhi quelle immagini?

Dieci anni fa avevo appena dato la maturità e mi preparavo per vivermi finalmente Napoli. Dieci anni dopo ho la mia Genova. Il ghetto, Prè e San Lorenzo, via del Campo e la Maddalena, la via al mare. Le scritte sui muri e gli odori di spezie e kebab, i negozi di parrucche africane e la farinata appena sfornata. La frittua de pigneu e il giancu ghiacciato. Le preziose sedute davanti l'uscio, con cui ogni volta mi fermo a parlare, e la princesa bellissima, bionda, a tenermi compagnia con un paio di sigarette. Al porto, Don Andrea Gallo. Questo mi manca quando sto via troppo. E allora non c'è niente che tenga e corro, come una disperata, a riprendermelo.

lunedì 11 luglio 2011

Ma che freddo fa

Milano, quasi l'una di notte. Un caldo becco che non dà tregua, neanche per dormire. Faccio uno squillo a Vicio, apro un chinotto e penso alle mie amiche. Andy dorme sereno, il Crucco malefico è lontano lontano, Sansone mi guarda ma resta dov'è e prende a fissarmi. Accendo radio e pc. Pazienza, mi porto avanti col lavoro. Apro l'Ftp: strano, non mi ricordo di averci caricato niente, oggi. "Amami quando non me lo merito, perché quello è il momento in cui ne ho più bisogno. Spero tanto continui ad avere questa pazienza". Bene. Chissà dov'è. Adesso bravo chi dorme.

domenica 3 luglio 2011

C'è chi arriva presto. E chi è arrivato prima.

Cose che mi fanno venire voglia di trasferirmi all'istante (e finalmente) a Roma: "Per le strade di Roma" di De Gregori, quella dei film di Moretti, piazza Vittorio e la sua Orchestra, i Tetes de Bois e quando vado ai concerti di Silvestri, Trastevere e le viuzze del ghetto, Fellini e Flaiano, Pasolini e la Magnani, le osterie de 'na vorta e il panorama notturno, i racconti di una mia prozia, classe 1909.

Poi succede che Roma negli anni è cambiata. Che se fai "caciara" di notte ti ritrovi in fin di vita, come il ragazzo musicista aggredito qualche giorno fa , se sei gay e passeggi per strada col tuo compagno idem, così come se lasci aperto il tuo negozio fino a tarda notte, soprattutto se arrivi dall'Estremo Oriente. E poi c'è tutta l'altra casistica, quella che non ce la fa a conquistarsi lo spazio dei giornali. "E' diventata pericolosa Roma Ci', pensaci bene", mi fa la mia amica che ci vive da un po' di anni, che la ama e che la respira da sempre.

Un paio di settimane fa, invece, qua a Milano ho portato con me mio fratello e qualche amicizia tra le più care in assoluto che ho e mi sono decisa a fare l'esperienza di Dialogo nel buio, all'Istituto dei ciechi, che è un posto pazzesco. E' tra le cose da fare assolutamente nella vita e lo dice una che senza la dolcezza, i sussurri e l'aiuto di Michele, un ragazzo non vedente, non ce l'avrebbe mai fatta. E' finita che non volevo più uscire e a cantare tutti insieme al bar con Alina, la guida, al piano. "Così io ti prendo per mano e ti porto con me, 'ché a darsi un appuntamento, che speranza c'è? ".