domenica 28 dicembre 2008

Una speranza nel cielo di Gaza

Davanti alla follia fratricida che sta insanguinando in queste ore il Medoriente, pensavo di mettervi davanti il pensiero - forse ingenuo, tautologico o fin troppo scontato, comunque penso tra i più autorevoli - di Amos Oz, un uomo di pace:

"I bombardamenti che mirano a colpire sistematicamente le comunità civili israeliane sono un crimine di guerra e un crimine contro l'umanità. Lo Stato di Israele deve proteggere i propri cittadini. Che il governo israeliano non desideri entrare nella Striscia di Gaza è chiaro a tutti. Il governo preferirebbe il cessate il fuoco che Hamas ha violato e, in ultima analisi, cancellato, ma la sofferenza della popolazione civile attorno a Gaza non può protrarsi.

La volontà di evitare l'invasione di Gaza non deriva da un'esitazione, bensì dalla consapevolezza che Hamas mira a provocare Israele costringendolo a lanciare un'operazione militare: l'uccisione di decine o di centinaia di civili palestinesi, donne e bambini, vittime di un'operazione militare israeliana, rafforzerebbe l'estremismo a Gaza e potrebbe far crollare il regime di Abu Mazen in Cisgiordania, che sarebbe sostituito dagli estremisti di Hamas.
Il mondo arabo stringerebbe le fila attorno alle spaventose scene che Al-Jazeera manderebbe in onda da Gaza, e l'opinione pubblica mondiale si affretterebbe ad accusare Isreale di crimini di guerra. (...)

Cosa ci resta da fare? Il modo migliore per agire per Israele è quello di ottenere un cessate il fuoco completo in cambio di un allentamento dell'assedio a Gaza. Ma se Hamas insisterà nel respingere la tregua e continuerà a bombardare le comunità civili israeliane, allora occorrerà fare in modo che l'operazione militare faccia il suo gioco. Il calcolo di Hamas è semplice, cinico e malvagio: se restano uccisi degli innocenti israeliani, bene; se restano uccisi molti palestinesi innocenti, meglio ancora. A fronte di una tale posizione, Israele deve agire saggiamente e non soccombere all'onda emotiva".

giovedì 25 dicembre 2008

Adesso è Natale

L'arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, ha annunciato nell'omelia della messa di mezzanotte in Duomo di voler costituire personalmente un fondo famiglia-lavoro per venire incontro a chi, nella crisi finanziaria ed economica attuale, sta perdendo l'occupazione.

Come avvio di questo fondo ha messo a disposizione un milione di euro attingendo - ha spiegato - "dall'otto per mille destinato per opere di carità, da offerte pervenute in questi giorni da scelte di sobrietà della diocesi e mie personali". Dopo una prima parte di carattere spirituale su Dio che si fa uomo "come noi e per noi", è stata in gran parte dedicata alla crisi l'omelia di Tettamanzi in occasione di un Natale che ci chiama "a un supplemento speciale di fraternità e solidarietà": una crisi di "portata mondiale", che secondo gli esperti non ha manifestato ancora "pienamente i suoi effetti destabilizzanti", per la quale l'arcivescovo di Milano si è chiesto: "Quanta responsabilità - delle fatiche del momento presente - ha quella finanza divenuta virtuale, che ha perso di vista l'economia reale centrata sul benessere delle comunità e dei singoli?". Ma l'interrogativo che ciascuno deve porsi è: cosa posso fare? Cosa possiamo fare? "Non possiamo stare a guardare! Occorre agire. E l'azione ora deve privilegiare chi nei prossimi mesi perderà il lavoro" ha detto il cardinale invocando "gesti concreti di solidarietà" nella sobrietà, quella stessa sobrietà alla quale aveva richiamato i sacerdoti in novembre.

Ho già parlato di lui in un altro post, guys, lo so. Ma se "volere è potere", che crediate o no, quest'uomo ci sta insegnando qualcosa. Buon Natale a tutti.