giovedì 12 febbraio 2009

Un uomo

Mi sento di dover chiedere scusa al signor Beppino Englaro. Mi sento di doverglielo anch'io, emerito zero, perché non siamo stati degni di meritare la sua lotta, il suo impegno. Il fatto che questo cristo abbia creduto fino in fondo nello Stato noi italiani non ce lo meritiamo, così come non ci siamo rivelati degni di avere un uomo che da solo si è fatto carico di una questione, una delle poche, che non andava strumentalizzata, ne' tantomeno lasciata in balia della pochezza intellettuale ed emozionale di molti perché invece riguarda tutti ma come singoli, non come affiliati o parti di squadre. L'Italia tutta - con la sua tartuferia, la sua ignoranza, la sua vocazione al tornaconto personale - non merita la tua lotta, Beppino. Mi chiedo come non si possa provare questo senso di vergogna profonda che provo da ormai troppo tempo a questa parte.
E chissà se, come dice la Scrittura, le ossa umiliate - tutte le ossa umiliate - un giorno esulteranno.

venerdì 6 febbraio 2009

Ho perso le parole

Tra un dl sulla sicurezza, che vieta l'accesso alle cure mediche ad una parte della popolazione, solo perché costituita da un esercito di disgraziati che arrivano da chissà dove in cerca di una vita migliore - che mi pare un diritto assolutamente prioritario su tutto il resto, tra l'altro -, e un decreto legge approvato fulmineamente per non perdere l'appoggio dello Stato Vaticano e di tutte le sue appendici e bassezze e che calpesta senza pietà - nè carità cristiana - la dignità e la libertà di pensiero e di azione di quanti sono squassati dalla disperazione e dalla sofferenza, non riesco a scrivere. Dal dolore, signori, non mi viene neanche da urlare. Resto così, con la bocca spalancata per un grido al quale qualcuno pare abbia tolto l'audio. Sono sfinita e misuro la mia impotenza. Mi chiedo quali siano le parole da usare e se ce ne siano, adesso.