giovedì 28 febbraio 2008

Ingrid, Ingrid, où est-tu?


“Soffre di epatite b, è vicina alla fine”. Sono parole di Gloria Palanco, una dei quattro ex parlamentari colombiani rilasciati giovedì dalle Farc ed ex compagna di prigionia di Ingrid Betancourt, rapita dai guerriglieri nel 2002 .
Oltre a Gloria, anche il collega Luis Eladio Perez ha raccontato di aver visto l’ultima volta la Betancourt lo scorso 4 febbraio e di averla trovata “completamente spossata fisicamente e moralmente”. Secondo i due ex ostaggi, le Farc “riversano la loro rabbia su di lei, la trattano senza pietà. Ingrid è costantemente incatenata, sempre circondata da persone che non le rendono certo la vita facile”.
Le Farc hanno tuttavia annunciato che ora attendono un ritiro militare per procedere a nuove liberazioni di prigionieri. Nelle mani della guerriglia ci sono ancora una quarantina di ostaggi «eccellenti», tra cui tre americani e la Betancourt. Il presidente venezuelano Chavez ha chiesto al capo dei guerriglieri di trasferire urgentemente Ingrid in un luogo sicuro.

martedì 26 febbraio 2008

Cuba, la revolucion puede esperar


Raul Castro è il nuovo presidente di Cuba. Dopo circa mezzo secolo di potere ininterrotto, l’ottantunenne Fidel lascia l'isola in eredità al fratello minore. L'Assemblea nazionale ha eletto il 76enne comandante in capo delle Forze Armate, proposto come unico candidato, nuovo presidente del Consiglio di Stato, la massima autorità dell'isola, per i prossimi cinque anni.

"Fidel è Fidel e quindi è insostituibile", ha detto Raul ai delegati. "Chiedo al Parlamento l'autorizzazione a continuare a consultare mio fratello sui principali affari di Stato". Nel suo primo discorso all'assemblea, il neo presidente - che ha vissuto per decenni all'ombra del carismatico Fidel - ha elencato le linee del suo futuro governo: "Il Paese dovrà affrontare il problema di una riforma monetaria. Dovremo farlo con un approccio integrale, che tenga conto del sistema dei salari, del sistema di prezzi controllati e delle cose che si forniscono gratuitamente. E dovremo farla finita con il libretto con cui la gente fa gli acquisti di base, che è anacronistico e inaccettabile". Fosse solo quello. Se lasciassimo un momento da parte l’immagine di Cuba sole-cuore-sorrisi vedremmo anche i suoi prigionieri politici, la sua prostituzione infantile, con le bambine vendute dai parenti ai turisti, la fame e la miseria della stragrande maggioranza degli isolani. Certo è che al momento non sembra tirare nemmeno la brezza di un cambiamento, ne’ in senso democratico, ne’ in quello auspicato da Benedetto XVI di “avvicinamento a Cristo”.

Il fratello minore del lìder maximo sarà affiancato come numero due da José Ramon Machado Ventura, 78 anni, medico, castrista della prima ora e figura storica della vecchia guardia, alla guida della sfera ideologica del Partito comunista. Anche la nomina di Ventura lascia prevedere che la Cuba di Raul non si discosterà troppo da quella del fratello.

venerdì 22 febbraio 2008

Kosovo, cosa significa indipendenza


Un Kosovo indipendente, come riporta Limes, pone sul campo subito due questioni: una sul piano locale e una sul piano internazionale.

Sul piano locale è in ballo il destino dei circa 120mila serbi che dopo la guerra del Kosovo hanno deciso di rimanere nella provincia a netta maggioranza albanese. Sono concentrati perlopiù nel Kosovo settentrionale al confine con la Serbia, nella zona della città di Mitrovica, divisa tra serbi e albanesi lungo il fiume Ibar e che si appresta a diventare una nuova Berlino.

Da non dimenticare però le enclavi serbe attorno i molti monasteri ortodossi, spesso collocati lungo strade strategiche per i traffici che rappresentano la voce principale dell'economia del Kosovo. Uno di questi casi ad esempio è il monastero di Decani.

In Kosovo sono ancora attivi i gruppi armati che fanno riferimento ai vari clan e da una parte e dall'altra si addestrano varie truppe paramilitari. Cruciale è anche la situazione nella valle di Presevo che è fuori dal Kosovo, in Serbia, ma è abitata da albanesi, collegati sia ai kosovari che alla minoranza albanese in Macedonia. Più distaccati invece gli albanesi di Albania, anche se l'Albania settentrionale, abitata dallo stesso gruppo etnico albanese kosovaro, potrebbe entrare nell'orbita del più avanzato Kosovo.

Sul piano internazionale la Serbia può contare sull'appoggio della Russia, che da un lato approfitta della questione per estendere la sua influenza nell'area della ex Jugoslavia e dall'altra minaccia di riconoscere l'indipendenza autoproclamata delle enclavi russe nello spazio ex sovietico, Abkhazia e Ossezia del sud in primo luogo. Sull'altro fronte il Kosovo può contare sull'appoggio degli Stati Uniti e dei paesi europei che ospitano ampie comunità di kosovari (Gran Bretagna, Austria, Svizzera, Germania). I quattro grandi, Italia, Francia, Germania e Gran Bretagna sono intenzionati a riconoscere il nuovo Stato, a differenza di altri paesi europei come Spagna e Grecia, preoccupati per i propri movimenti indipendentisti. L'indipendenza del Kosovo sarebbe infatti un precedente favorevole a tutti i vari movimenti indipendentisti internazionali.

mercoledì 13 febbraio 2008

Io, figlio non voluto di un aborto maldestro

“In questa Italia con la testa rivolta all’indietro che fa fatica a guardare avanti, è tornato d’attualità il dibattito sull’aborto. Argomento nel quale credo sia necessario entrare in punta di piedi avendo profondo rispetto dei drammi di tutti i soggetti coinvolti: la donna ed il nascituro prima di tutto.
Io vorrei portare il punto di vista dei figli nati senza essere voluti: io sono uno di loro. Sono nato nella Sicilia povera degli anni ’50 e sono sopravvissuto ad un maldestro, rudimentale e pericoloso tentativo di aborto non riuscito. Ho amato lo stesso mia madre che è stata come me vittima di una situazione di grave arretratezza culturale, sociale ed economica. Voglio dire a Ferrara e Ruini che non è bello vivere sapendo di non essere stati voluti. E’ come partecipare a una cena di gala senza essere stati invitati.. E’ come se sulla carta d’identità uno portasse la scritta nato per caso.
Voglio invitare a tenere conto dei drammi di tutti i soggetti coinvolti: la donna ed il nascituro prima di tutti. Limitare l’autodeterminazione della donna vorrebbe dire ampliare la casistica dei drammi. Facciamo in modo che la vita sia un dono del quale possano lietamente godere i genitori ed i figli, altrimenti che vita è”.
Lettera Firmata - da "La Repubblica"

lunedì 11 febbraio 2008

Firenze: meglio il dito o la luna?


Firenze è la città che mi ha vista crescere e sarà questo a farmi sentire autorizzata a dire la mia sul progetto di una delle linee della nuova tramvia, quella che dovrebbe passare proprio sotto il Duomo.

Sul sito dedicato al progetto (http://www.tramvia.fi.it/), leggo tra i pro generali:

1 - Un sistema di trasporto rapido e regolare, come potrebbe essere anche per l'autobus, su corsie riservate, con priorità semaforica, in grado di offrire agli utenti certezze in materia di orari e frequenze”.
Uhm, ok.

2 - Il progetto di tramvia risponde alle accresciute esigenze di qualità della vita garantendo un inserimento più rispettoso del panorama urbano rispetto agli autobus e alle auto. Il tram infatti presenta un minor impatto dal punto di vista dell'inquinamento sia atmosferico che acustico”.
E siamo d’accordo. Ma che dire delle vibrazioni? Dei danni che le vibrazioni provocano ai monumenti? Dico, ma avete presente la piazza del Duomo? Bastano le nuove tecnologie ad arginare il pericolo? E poi, in caso di danni, che si fa? Si smonta tutto?

3 - Infine, quello che per un verso può essere considerato un limite, ovvero la presenza di un percorso vincolato rigidamente, offre l'occasione per riorganizzare gli spazi urbani in maniera più razionale e ordinata”.
Questo è il punto che mi lascia più perplessa. Sarà riferito alla tramvia in generale? No perché pensare all’applicazione del punto tre in pieno centro…Allargare Ponte Vecchio? Realizzare anche una linea 4, magari che sfrecci parallela al corridoio Vasariano? Asfaltare l’Arno (così si dipanerebbero anche le ansie dei catastrofisti che temono un nuovo ’66…)?

Fandonie a parte, quello che sembra è che l’amministrazione fiorentina per quanto riguarda il tram del Duomo e i timori dei cittadini sembra preferisca soffermarsi sul dito, invece di guardare la luna. Per due ragioni:

a. Firenze occupa, lo sappiamo tutti, i primi posti in cima alla top ten delle città più visitate in Italia. Prima di lei ci sono – sull’ordine posso anche sbagliare – solo Venezia e Roma. Quarta è Verona.
Ora, amici, a parte Venezia (per ovvi motivi) e Roma (che è un grande museo a cielo aperto, else si potrebbe circolare in auto solo sul raccordo, per farla semplice), spiegatemi perché a differenza dei centri storici di altre città di mirabile bellezza (Verona, Perugia, Genova, Bologna, per citarne alcune) quello di Firenze deve rimanere aperto al traffico? Poi ci si lamenta del fatto che a poco più di dieci anni dall’ultimo restauro la facciata di Santa Maria del Fiore è di nuovo annerita a causa dello smog.
b. Non si potrebbe iniziare potenziando gli orari degli autobus o istituendo nuove linee? Rispetto alla realizzazione dell'intera tramvia, costerebbe pochino. I filobus, poi, inquinano anche meno rispetto al trasporto pubblico tradizionale…

Domenica prossima, 17 febbraio, i fiorentini diranno la loro con un referendum consultivo. Staremo a vedere, “di doman non v’è certezza”.

giovedì 7 febbraio 2008

La lettura, temibile sconosciuta



La polemica starà pure sfumando ma solo il pensiero di boicottare Israele perché indegno ospite d’onore alla Fiera Internazionale del Libro di Torino dovrebbe farci riflettere. Voglio suggerire una cosa a quelle anime belle che, invece di spendersi a favore del dialogo e di formulare proposte costruttive per alleviare la ferita mediorientale, si ergono a paladini dell’ottusità e della miopia, come se un’azione come quella del boicottaggio potesse apportare un qualche tipo di beneficio. Per sconfiggere l’ostracismo, signori miei, basta un piccolo sforzo: leggere ogni tanto un paio di paginette di Amos Oz e Abraham Yehoshua, per esempio. E (forse) poi se ne può riparlare. Su, provate, non è difficile. Ce la potete fare.