domenica 29 maggio 2011

Il Paese è reale

Ci siamo, tutto sta ad arrivare a domani pomeriggio. Dacché ho memoria, non ricordo una campagna elettorale vissuta così intensamente. E' vero, comunque vada qualcosa è cambiato a Milano, qualcosa in Italia sta cambiando. Ciondolo in casa ma non ce la faccio allora esco e attacco bottone con chiunque incontro: sui mezzi, al parco, in libreria, alle mostre. Chiacchiero, chiacchiero e mi confronto e mi incazzo anche, mi piace da matti. Mai vista e mai constatata prima tanta voglia di parlare, di condividere, di scambiare opinioni. Esco e conosco gente nuova, persone che hanno voglia di cambiare le cose.

Venerdì sera ero in piazza Duomo con un po' di amici, mai presa tanta acqua tanto felicemente. Ieri sera al Mix Festival. Riflettevo con un amico su come si fa a dire che - ne dico una - il registro per le unioni di fatto non è tra le priorità di Milano. Bah.

Rob è partito stamattina: andata e ritorno in giornata per Napoli. Sostiene di voler spostare la residenza solo quando nella sua città le cose andranno meglio. Che è lo stesso motivo per cui non l'ho spostata io. O meglio, stavo per farlo. Poi è arrivato il terremoto e ho pensato che del mio voto c'è più bisogno giù, dopo lo scandalo Sanitopoli, le presunte infiltrazioni camorristiche nella ricostruzione, il torbidume in cui si è mosso il resto. Dire la verità è un atto amore.

martedì 17 maggio 2011

Quello che

Voglio vivere in una città che sia fatta di tante città, di tante culture, di tutte le etnie. In una città dove ci sia posto, dove la mente lavora e non si atrofizza dietro i paraventi di finte paure strumentalizzate al servizio di sedicenti politicucci, tutti mediocri. Mi fanno ridere i falsi proclami, trovo aberrante ma allo stesso tempo ridicolo lo sproloquio di quanti agitano il vessillo del pericolo della diversità. Questo bisogno impellente di difendere gli spazi per sentirsi sicuri, di alzare muri. Questa esasperazione del concetto di ordine, di pulizia, mi fa rabbrividire. Il mito della purezza è, appunto e per fortuna, un mito.

Viviamo giornate convulse, noi che viviamo e amiamo Milano. Ora bisogna crederci, perché cambiare è giusto, perché bisogna avere il coraggio di battere strade nuove. Perché l'alternanza al potere spezza i monopoli, ridimensiona gli orizzonti personali che finiscono sempre per minare quelli collettivi. Forza Milano, ma senza false illusioni. Semplicemente perché è ora e semplicemente perché siamo stufi delle menzogne, delle scorrettezze, dell'appropriazione degli spazi pubblici e mediatici da parte di chi detiene e si arroga il potere. Basta al killeraggio politico dell'avversario, allo stato d'assedio permanenete contro le istituzioni democratiche e repubblicane del Paese, alle parole lanciate come granate, alle offese, ai giornali di famiglia sguinzagliati per mistificare, diffamare e diffondere falsità.

Viviamo giornate convulse perché anche Napoli è davanti a una scelta importante. Ma sembra che da lì non possa arrivare nessun "segnale": i napoletani è come non ci credessero più. Vedo Roberto passare dalla disperazione all'indignazione in un niente: "E' come un infinito travaglio - mi fa -. Fa' conto che Napoli è come fosse Fontamara".

Fontamara.
C'ho messo vent'anni a prenderlo in mano e a leggerlo. Non ci è riuscita la maestra Rita, un mio caro amico, gli amichetti di scuola, un ex compagno, mio fratello. Poi ho capito che era ora, per capire tante cose.

giovedì 12 maggio 2011

Evaporata in una nuovola rossa

Salone Internazionale del Libro e weekend elettorale alle porte: nitro pura. Ieri ho lavorato 16 ore, dormito sette in due notti e il resto ridotto a sopravvivenza. Nel pomeriggio allora ho lasciato a casa telefoni e pc e sono uscita. Ufficialmente, senza meta. Poi ho capito che tanto stavo andando a parare alla mostra dedicata a De Andrè. A Genova l'ho persa, me l'hanno portata a Milano.

Il primo impatto è con le carte dei tarocchi, quelle del live al Brancaccio, nel '98. Poi è come stare in barca, la musica verso il mare. E si sentono le lacrime e l'intimità che sanno dare solo gli appunti, le parole tra le mura di casa che oggi sarebbero tristemente affidate ai post-it, libri, foto, pensieri, dischi. Un'intensità che è propria solo della scrittura e che la cosiddetta tecnologia ci sta rendendo estranea. Il piano dai tasti ingialliti, lì dove se ne appropriavano le dita, la dedica della Nanda Pivano e le "anime" dei suoi "personaggi dolenti", portati allo scoperto e in dono all'Italia intera e chissà se le saremo mai grati abbastanza.

E' la settimana dei ritorni: il mare di Genova, mio nonno a Torino, a casa mia invece ho trovato Sansone ed Andy, col cuore in pezzi. La vita, tutta un irrompere: comincio stappando quel Roero.

giovedì 5 maggio 2011

Coinvolti

Non voglio diventare una vecchia col bastone paranoica, urlante e isterica. "Ok, recepito. Arrivo". Meraviglioso quando arrivi a un punto che non serve contestualizzare, non servono tante parole, non serve il resto. Biciclettata notturna, fino a Porta Venezia. Il bar Ethiopia non c'è più, un colpo al cuore: un karkadè però l'abbiamo rimediato da Awa e Theo.

Foto o non foto, complotto o non complotto. Mi fa solo molto pensare il fatto che il mondo sia "migliore" con un uomo in meno. Mi lascia sbigottita vedere l'esultanza, vedere che l'orrore genera orrore, quindi due facce della stessa medaglia. Non voglio entrare nel circolo vizioso di chi ha provocato più male ma rifletto molto in questi giorni sul concetto di arbitrio e di giudizio, quest'arrogarsi il potere di decidere della vita o meno delle persone, dei propri simili, questa condanna senza autodafé. Da parte di entrambe le parti in causa. Da un lato c'è la negazione dell'essenza umana, dall'altro l'imbarbarimento che ne scaturisce. Ha quasi il sapore del cerchio che si chiude - ma davvero siamo così illusi da credere che siano riusciti a infliggere un colpo risolutivo al terrorismo? -, della partita che, dopo quasi 10 anni, finisce al 90esimo. Temo però che i supplementari saranno cronaca anche per i nostri nipoti.