martedì 9 agosto 2011

Baci da Pompei

Colpa del passaporto. O dei trent'anni che si avvicinano. Fatto sta che prima non avevo mai preso seriamente in considerazione l'ipotesi di lasciare l'Italia. Magari non nell'immediato, ma penso che me l'andrei a cercare. La ragione è sotto gli occhi di tutti: uno Stato sull'orlo del fallimento, l'incertezza sul futuro che giorno dopo giorno volge verso l'assenza - soprattutto per noi che amiamo definirci giovani ma che forse è anche ora di considerarci adulti -, il totale scollamento tra benefici e prebende di cui gode la classe politica con i bisogni e le necessità vere del Paese, lo Stato sociale che viene eroso e svuotato giorno dopo giorno, le tasse evase da quelli che invece dovrebbero pagarle e pagarle più di tutti, le buste paga che non crescono, i pensionandi che dopo avere lavorato e atteso una vita intera il diritto a diventare pensionati si ritroveranno sul lastrico, i figli che sono diventati miraggi di lusso. Insomma, continuo? No, perché ce ne sarebbe e ce ne sarebbe. E le avvisaglie c'erano tutte, prima di ritrovarci così: eravamo stati messi in guardia per tempo. Ma non abbiamo voluto capire. E ora siamo sull'orlo del baratro e io non voglio fare la fine della moglie di Lot. Quindi mi viene da scappare.

Ovviamente lo dico a Rob e glielo dico alla fine di una giornata difficile ed il corto circuito è immediato e inevitabile. Lo dico a lui, che si è fatto alfiere della necessità di restare, perché il cambiamento è vicino, e la vive come una missione, come atto dovuto verso la Storia, come la vittoria di una nuova Resistenza. Sbotto e lo attacco: scrive, vive di scrittura. Ha il privilegio di poterlo fare ovunque, perché restare? Io qui non ci invecchio, poi non mi venga a dire di aver giocato a carte coperte. E io mio figlio qui non ce lo faccio nascere, perché non mi riconosco più in niente. E che non voglio essere l'eroina di nessuno. E via di seguito. Ovviamente ne nasce una lite asprissima, che si trascina per ore.

Non lo so se ne verremmo mai fuori, non lo so se riusciremo ad evitare il peggio. Vorrei saperlo ma mi rendo conto che chiederlo a chicchessia, a qualunque eminenza grigia dell'Economia o alla prima fattucchiera di Brera, non cambia molto. So solo che quella notte ci siamo ritrovati in cucina, a ballare un lento, senza dire più niente: "Che passi il segno della piena, su questo cuore e su questa schiena, e si addormentino gli amanti all'ombra del vulcano. Possa bruciare sempre la tua mano, nella mia mano? E consumarsi il mio destino col tuo destino?" .