domenica 28 dicembre 2008

Una speranza nel cielo di Gaza

Davanti alla follia fratricida che sta insanguinando in queste ore il Medoriente, pensavo di mettervi davanti il pensiero - forse ingenuo, tautologico o fin troppo scontato, comunque penso tra i più autorevoli - di Amos Oz, un uomo di pace:

"I bombardamenti che mirano a colpire sistematicamente le comunità civili israeliane sono un crimine di guerra e un crimine contro l'umanità. Lo Stato di Israele deve proteggere i propri cittadini. Che il governo israeliano non desideri entrare nella Striscia di Gaza è chiaro a tutti. Il governo preferirebbe il cessate il fuoco che Hamas ha violato e, in ultima analisi, cancellato, ma la sofferenza della popolazione civile attorno a Gaza non può protrarsi.

La volontà di evitare l'invasione di Gaza non deriva da un'esitazione, bensì dalla consapevolezza che Hamas mira a provocare Israele costringendolo a lanciare un'operazione militare: l'uccisione di decine o di centinaia di civili palestinesi, donne e bambini, vittime di un'operazione militare israeliana, rafforzerebbe l'estremismo a Gaza e potrebbe far crollare il regime di Abu Mazen in Cisgiordania, che sarebbe sostituito dagli estremisti di Hamas.
Il mondo arabo stringerebbe le fila attorno alle spaventose scene che Al-Jazeera manderebbe in onda da Gaza, e l'opinione pubblica mondiale si affretterebbe ad accusare Isreale di crimini di guerra. (...)

Cosa ci resta da fare? Il modo migliore per agire per Israele è quello di ottenere un cessate il fuoco completo in cambio di un allentamento dell'assedio a Gaza. Ma se Hamas insisterà nel respingere la tregua e continuerà a bombardare le comunità civili israeliane, allora occorrerà fare in modo che l'operazione militare faccia il suo gioco. Il calcolo di Hamas è semplice, cinico e malvagio: se restano uccisi degli innocenti israeliani, bene; se restano uccisi molti palestinesi innocenti, meglio ancora. A fronte di una tale posizione, Israele deve agire saggiamente e non soccombere all'onda emotiva".

giovedì 25 dicembre 2008

Adesso è Natale

L'arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, ha annunciato nell'omelia della messa di mezzanotte in Duomo di voler costituire personalmente un fondo famiglia-lavoro per venire incontro a chi, nella crisi finanziaria ed economica attuale, sta perdendo l'occupazione.

Come avvio di questo fondo ha messo a disposizione un milione di euro attingendo - ha spiegato - "dall'otto per mille destinato per opere di carità, da offerte pervenute in questi giorni da scelte di sobrietà della diocesi e mie personali". Dopo una prima parte di carattere spirituale su Dio che si fa uomo "come noi e per noi", è stata in gran parte dedicata alla crisi l'omelia di Tettamanzi in occasione di un Natale che ci chiama "a un supplemento speciale di fraternità e solidarietà": una crisi di "portata mondiale", che secondo gli esperti non ha manifestato ancora "pienamente i suoi effetti destabilizzanti", per la quale l'arcivescovo di Milano si è chiesto: "Quanta responsabilità - delle fatiche del momento presente - ha quella finanza divenuta virtuale, che ha perso di vista l'economia reale centrata sul benessere delle comunità e dei singoli?". Ma l'interrogativo che ciascuno deve porsi è: cosa posso fare? Cosa possiamo fare? "Non possiamo stare a guardare! Occorre agire. E l'azione ora deve privilegiare chi nei prossimi mesi perderà il lavoro" ha detto il cardinale invocando "gesti concreti di solidarietà" nella sobrietà, quella stessa sobrietà alla quale aveva richiamato i sacerdoti in novembre.

Ho già parlato di lui in un altro post, guys, lo so. Ma se "volere è potere", che crediate o no, quest'uomo ci sta insegnando qualcosa. Buon Natale a tutti.

sabato 22 novembre 2008

martedì 11 novembre 2008

'bout Jerusalem? Change too


Secular victory in Jerusalem? A Channel 1 exit poll published at 10 pm Tuesday, as polling stations were closing down, shows a first round victory for secular candidate Nir Barkat in the Jerusalem municipal elections.

According to the poll, ultra-Orthodox candidate Meir Porush came in second with 42% of the vote. Billionaire Arcady Gaydamak won 7% of the vote according to the exit poll.Barkat was aiming to put an end to five years of ultra-Orthodox dominance at city hall. However, Barkat's campaign officials were not quick to celebrate, saying they will be waiting for the actual results. Interior Ministry officials estimated that initial results will be received at around 1 am.

Nonetheless, Barkat supporters received the poll results with immense excitement and have been singing and dancing ever since. Shimi Kaplan, a volunteer at the Barkat headquarters, said "there is something in the air, a sense of change. Now it will be impossible to ignore the secular community in the city."

Da Ynet

martedì 4 novembre 2008

Sweet Home Chicago


Ce l'ha fatta. Incredibile ma vero, i più scettici sono andati a dormire stanotte pensando che in fondo non poteva accadere davvero, che l'America non era ancora pronta a un presidente "di colore". Invece Barack ha trionfato, non solo negli Stati democratici dell'East Coast ma anche in Ohio, in Virginia (che per la prima volta dopo 44 anni ha votato dem), in Florida, in Pensylvania, ovvero i cosiddetti swing State, gli Stati incerti. Ha vinto l'America di Spike Lee, di Oprah Winfrey, di Old Man junior, della famiglia Robinson.


Hanno votato "con il portafogli e con la pancia"? Possibile, ma quello che salta agli occhi è che gli Stati Uniti hanno detto basta, time out e ripartono dal via. Stamani stiamo bene così, pensando che un altro mondo è possibile.

IL DISCORSO DI BARACK DOPO L'ELEZIONE

(Gerardo Greco: grande servizio, ieri!)

domenica 26 ottobre 2008

Prove tecniche di trasmissione

Cosa succederebbe se John McCain venisse eletto presidente degli Stati Uniti? Provate allora a fare un giro sul sito interattivo Palin as president, che fa il verso all'aspirante vice-presidente dei repubblicani, la governatrice dell'Alaska Sarah Palin.
Cliccate dappertutto, la grafica è fenomenale.

venerdì 17 ottobre 2008

Dov'è che siam rimasti?


"Malaccompagnato da chitarra fantasma, theremin, spartiti da banda, tromba della salvezza, mighty Wurlitzer teather organ, sega musicale, cristallarmonio, piano Tallone, registratori, banco dei suoni, il gigante, il mago, fischio del buonumore, violoncello, mariachi, strumenti giocattolo, battiti e in somma l'Orchestra degli Strumenti Inconsistenti".


Bentornato, Nutless.

lunedì 13 ottobre 2008

God save Dionigi


Ha chiesto di fare di più sulla casa, perché è un diritto di tutti. Si è scagliato contro la pedofilia e il razzismo. Ha detto che anche i divorziati sono da considerarsi figli di Dio e ha augurato buon Natale anche in arabo e urdu. E' andato nelle carceri per rircordare che "Gesù ha scelto di venire al mondo tra i pastori, gli ultimi, i reietti". Ha espresso la sua solidarietà agli immigrati. Risponde ai fedeli su YouTube, perché i tempi cambiano.
"Questo è un campo nel quale il vescovo non interviene", ha detto ieri alla celebrazione della Santa Messa di Valgreghentino, paese a 10 chilometri da Lecco riferendosi al dolorosissimo caso di Eluana Englaro. "A decidere certe pratiche - secondo il cardinale - deve essere il medico in scienza e coscienza nel suo rapporto con il paziente e con la famiglia".


La sua è una Chiesa attenta al prossimo e dedita all'accoglienza di tutti. Una Chiesa come dovrebbe essere, fondata sulla Carità e ispirata dal sentimento di fratellanza. Figurarsi se uno del genere potranno mai farlo Papa.

domenica 28 settembre 2008

Il destino nel nome



E' stata uccisa davanti alla sua casa a Kandahar, Malalai Kakar, poliziotta afghana. Era un'eroina nazionale, simbolo della rinascita femminile nell'era post talebana. La donna era uscita dalla sua abitazione ed era appena salita in auto per recarsi al lavoro, al dipartimento crimini contro le donne di Kandahar, che dirigeva da circa due anni. Malalai sapeva di essere un bersaglio privilegiato ma non ha mai lasciato il suo posto, nonostante alle donne afghane i talebani proibiscano di lavorare.
Alle tv internazionali che l'avevano intervistata aveva consegnato dichiarazioni sobrie, rifiutando il canone eroico cui l'accostava già il suo nome. Malalai era infatti anche la leggendaria afghana che alla fine dell'Ottocento guidò alla riscossa i suoi compatrioti contro l'invasore britannico.

Odiano perché hanno paura, lo dice Zygmunt Bauman. Ma questo, almeno per oggi, non servirà a farci stare meglio.

mercoledì 24 settembre 2008

Go Tzipi, go


Tzipi Livni è il nuovo Primo Ministro di Israele. Dopo Golda Meir, è la prima volta di una donna al timone dello Stato ebraico. Le analogie si sprecano: entrambe hanno fama di un carattere spigoloso e risoluto. La Livni ha già svolto un ruolo importante, come Ministro degli Esteri, rafforzando la partnership con gli USA grazie ad un realismo e ad un pragmatismo che in molti hanno apprezzato. Certo, la figura dell’ormai ex premier Ehud Olmert è stata ingombrante, soprattutto sotto il profilo della visibilità e del consenso interno. Adesso si aprono spazi più ampi, in cui la Livni dovrà dimostrare il proprio valore politico. Davanti a lei ci sono molte sfide, interne, regionali ed internazionali.

martedì 2 settembre 2008

E' l'anticiclone, bellezza


Lo so, guys. Scrivo poco e mi distraggo. Leggo, rifletto, mi indigno, penso al blog e mi dico: ok, facciamo domani. E il giorno dopo mi ripeto la stessa cosa...

Dormo poco (ok, non è una novità, in fondo) e faccio sogni distorti, tipo ex compagne di scuola che non sento da una vita e non vedo dal diploma che mi appaiono in scenari tipo Trainspotting, periodi perugini (i migliori, da sempre), facce conosciute e no che vengono a cercarmi e mi tirano in ballotta. E mi sveglio storta e spossata, nemmeno fossi andata avanti a sbagliati tutta notte. Però felice. E poi c'è una soluzione, me l'ha data un mio collega: è l'anticiclone. E se anche voi vi sentite così tranquilli, non è niente che sia per sempre. Come ha detto quel grandissssimo sociologo del nostro tempo che è Manuel Agnelli, come ho detto l'altra sera a Pièr.


E poi intorno c'è questa Milano che sta tornando Milano. Un po' mi piace, un po' la rivorrei come un mese fa.

mercoledì 6 agosto 2008

Mi basta un bodyguard



Ok ai militari in patteggiamento congiunto con le forze dell'ordine in città. Passi, in bocca al lupo e buon lavoro a tutti. Ma davvero non ne percepisco l'utilità nel mio vivere quotidiano. A questo punto pensavo, così per venire incontro al ministro Maroni, di formulargli la mia richiesta:

Bella l'idea del battaglione ma, in fondo, a me basterebbe soltanto un bodyguard. E, del resto, lo canta anche Vinicio.

lunedì 28 luglio 2008

venerdì 18 luglio 2008

Niente di nuovo sul fronte orientale

Non avrei mai voluto vedere quelle bare, assistere impotente a quel mercanteggiare tra corpi vivi e corpi morti tra Israele e gli Hezbollah libanesi. Soffermarmi a pensare a quella semplice e crudele contrapposizione tra lutto e festa a cavallo di due Stati che continuano a non trovarsi. La festa al confine libanese, spari in aria e inni al cielo. Le lacrime alle porte di Israele, con le madri e le mogli che cercano abbracci in cui soffocare il pianto.
Una sensazione che lascia solo un senso i vuoto e di miseria, la voglia di pace che cede davanti alle armi ostinatamente spuntate.
"In questo giorno triste sono fiero di vivere in un mondo di valori dove ogni individuo conta, pesa, gode del pieno rispetto, anche se non è più in vita. In realtà proprio questo principio, che è visto dai nostri nemici come una debolezza, costituisce il nostro vero vantaggio, l'elemento che garantisce la nostra capacità di resistenza e lotta. Ma tutto ciò Hassan Nasrallah e quelli come lui non lo capiranno mai". - Amoz Oz

mercoledì 16 luglio 2008

Ho perso le parole

Premessa: sono una pasoliniana. E con questo intendo anche dire che continuo a emozionarmi ogni qual volta mi capita di leggere il Pci ai giovani!. Ma la sentenza che ha messo la parola fine alle violenze consumatesi alla caserma di Bolzaneto, durante il G8 del 2001 a Genova, mi ha lasciato più che perplessa. Amareggiata. E' stata un'occasione persa. E il perchè lo spiega magistralmente Michele Serra nella sua Amaca di stamattina:
"La blanda sentenza sul macello di Bolzaneto dovrebbe dispiacere prima di tutto alle forze dell'ordine e ai servitori dello Stato. E' per loro tutela e per loro dignità che bisognava dare a quegli eventi, e a quei reati, tutto il peso che ebbero, piuttosto che defalcarli a una specie di "incidente sul lavoro" come le pene lievi, e le tante assoluzioni, lasciano intendere.
Ora le vecchie diffidenze, le decrepite ruggini "politiche" tra polizia e manifestanti, tra Stato e cittadini, rischiano di tornare a galla. Perchè i poliziotti maldestri e violenti si sentiranno a posto con la loro coscienza, magari autorizzati a perseverare. E i manifestanti più faziosi e animosi sapranno che la legge è comunque contro di loro, vassalla del Potere e non già amministratrice dei diritti e dei doveri di tutti. Peccato davvero, perchè almeno su quella nottata di sangue e di pazzia si era creato quasi un "comune sentire". Ad eccezione dei fanatici del manganello e degli estremisti che amano lo scontro, molti italiani si erano fatti l'idea (giudiziosa prima ancora che giusta) che quanto accadde a Genova fu l'esatto contrario della tutela dell'ordine pubblico. Anche dalla parte dello Stato ci fu chi buttò benzina sul fuoco, chi sputò sulle ferite, chi aizzò all'odio. Questo parve - e pare - inaccettabile a ogni cittadino democratico. Che oggi legge della sentenza, e si sente ancora una volta tradito".

venerdì 4 luglio 2008

Un altro mondo è impossibile

(ANSA) - ROMA, 4 LUG - Ingrid Betancourt e i suoi 14 compagni
di prigionia non sono stati liberati nel corso di un'ardita
operazione militare, come e' stato detto finora, ma perche' un
numero imprecisato di elementi e dirigenti delle Farc, le Forze
armate rivoluzionarie della Colombia, sono stati ''comprati'' a
suon di dollari. Lo ha affermato oggi la radio della Svizzera
romanda (Rsr) citando una fonte degna di fiducia.
Secondo la fonte, che in passato avrebbe fornito informazioni
riservate rivelatesi giuste, il prezzo pagato per la Betancourt
e' stato di circa 20 milioni di dollari. La fonte fa nomi e
cognomi e chiarisce che il tramite tra Bogota' e i guerriglieri
e' stata la moglie del capo dei carcerieri della ex candidata
alla presidenza. E' lei che ha consentito l'apertura di un
canale negoziale con Geraldo Aguilar, che ha finito con il
cambiare bandiera. (ANSA).

giovedì 3 luglio 2008

Ingrid, finalmente

Scrive Rocco Cotroneo sul suo blog:

"Varie le sorprese nella liberazione di Ingrid Betancourt. E una conferma, almeno per me.

1) Sta piuttosto bene di salute. Ha esagerato nei video dalla selva? Può darsi, ma per salvare la pelle vale questo e altro.

2) L'operazione. Se è andata davvero come l'hanno raccontata geniale e perfetta. Ho già sentito qualche commento: tutta una finta, c'è stato accordo con le Farc. Non ci credo. Le Farc accetterebbero di fare una figura così barbina? La sorpresa è che per il caso Betancourt tutti si aspettavano un altro finale: un guerrigliero che la consegna, la decisione di liberarla senza condizioni. Invece no: blitz alla israeliana...

3) L'elogio sperticato di Ingrid per Alvaro Uribe. Non si è limitata a ringraziarlo, lo ha definito uomo della Providenza per la Colombia, la sua rielezione una mossa geniale. Già vedo le facce perplesse di alcuni "osservatori": ma come, le cose non erano che Uribe è un narcoterrorista guerrafondaio mentre Chavez, insieme alla famiglia Betancourt, l'unica soluzione per risolvere il conflitto colombiano? Come spesso accade in America Latina, i fatti smontano le teorie che vanno forte tra Parigi e Roma.

4) Credo, da epoca non sospetta, che la soluzione militare per piegare le Farc sia possibile. Uribe ha varie colpe ed è lungi da essere un politico limpido, ma sul conflitto armato ha dimostrato finora di aver ragione: chi tratta con la guerriglia finisce per rafforzarla mentre si lascia prendere in giro. Un po' come chi dialoga con un noto politico di casa nostra.La liberazione della Betancourt e di altri 14 ostaggi mostra che la superiorità di mezzi ed intelligence dell'esercito è ormai totale. Ho parlato con almeno cinque ex guerriglieri nei mesi scorsi: tutti raccontavano che le Farc sono prossime al tracollo e senza gli ostaggi sparirerebbero in poco tempo".

Ingrid, Ingrid, où est-tu?

lunedì 30 giugno 2008

Vicini di terra


Lo scrittore israeliano Amos Oz ha ricevuto a Genova il Premio Internazionale Primo Levi e il Grifo d'Oro. Nel suo intervento, Oz ha paragonato israeliani e palestinesi a una coppia obbligata a convivere ma che ha diritto ad un divorzio, certo ''complicato e buffo ma necessario'': occorre ''dividere una villetta grande quanto la Sicilia per farla diventare una unita' bi-familiare'', ha detto.
''E' necessario un compromesso, che non rendera' forse felici ma che almeno lascera' vivi'', ha affermato Oz, che ha poi auspicato dall'Europa una empatia verso entrambi i popoli insieme ad uno sforzo decisivo pro pace.
''C'e' una buona notizia - ha concluso lo scrittore -: la maggioranza di israeliani e palestinesi sa che ci saranno due Stati, c'è bisogno dunque di leader coraggiosi. Non è lontano il giorno in cui ci saranno due ambasciate a Gerusalemme, distanti pochi passi, quella dello Stato di Israele e quella palestinese''.

giovedì 19 giugno 2008

Anche per oggi non si vola

(ANSA) - GAZA/TEL AVIV, 18 GIU - C'e' Mohammed Zaida, un gioielliere, che gia' prepara i documenti sognando un viaggio in Italia. C'e' Sami, tassista di mezza eta', che spinge fuori dal garage la macchina ferma da diversi giorni, pregustando di poter finalmente fare un pieno di benzina come Dio comanda. E c'e' Nura, 8 anni appena compiuti, che aspetta solo di tornare a scartare un cioccolatino, come a Gaza - da mesi - non se ne vedono quasi piu'. Hanno un profumo e uno spessore diverso le speranze della gente della Striscia di Gaza, in questo giorno di vigilia e di attesa per una tregua che tutti s'augurano possa significare riapertura dei confini alle merci e alle persone. E che tutti temono sia destinata a ''non durare''. I dirigenti di Hamas, il movimento radicale al potere da un anno in questa porzione di territorio palestinese dopo la rottura violenta con i rivali di Fatah del presidente Abu Mazen e la separazione di fatto dalla Cisgiordania, non si sono risparmiati nel battage pubblicitario. Il cessate il fuoco con Israele, mediato dall'Egitto, viene presentato come il premio conquistato sul campo da chi (loro) ha rifiutato di chinare il capo contro un nemico preponderante e ha sfidato 12 mesi di isolamento pressoche' totale e di chiusura blindata dei varchi di frontiera imposta da Israele. Per molte persone comuni si tratta pero', piu' che altro, di aspirare a una boccata di ossigeno nella vita di tutti i giorni dopo un anno di ordine nelle strade (l'ordine di Hamas), ma anche di ristrettezze d'ogni genere. Un anno che qualcuno definisce ''miserabile''. ''Sono molto felice di questa tregua, se verra', perche' dopo tanto penare spero che il business riprenda, che la vita riprenda'', dice all'ANSA Mohammed Shani, presidiando l'ingresso del suo negozio di vestiti, desolatamente vuoto, nel centro di Gaza City. ''Certo - puntualizza -, non credo che la calma reggera' a lungo, i governi d'Israele non hanno mai rispettato gli impegni verso di noi, ma se davvero aprono qualche varco cerchero' di fare piu' scorte che posso''. Un altro punto dolente e' la benzina, filtrata con il contagocce da quando Gerusalemme ha stretto la morsa ai confini, razionata a livelli minimi e disponibile al mercato nero a prezzi folli (fino all'equivalente di 8 euro al litro). Sami Higgo, un tassista quarantenne, sta appestando l'aria versando scadentissimo olio da cucina nel serbatoio della sua vecchia Mercedes, chiusa in garage da giorni. Come tutti non parla che della tregua. ''Ancora non ci credo di poter tornare a far benzina in una normale stazione di servizio senza code ne' coupon - taglia corto -, guido il taxi da 20 anni e questi mesi sono stati i peggiori della mia vita''. Secondo i calcoli dell'economista Ala al Araj, il 97% dell'attivita' industriale si e' fermata nell'ultimo anno nel regno di Hamas. E 35.000 lavoratori disoccupati ''dipendono oggi dai residui aiuti di qualche Ong anche per mangiare''. Abu Iyad, 55 anni, sei figli, e' uno di loro. Ha dovuto ritirare il maggiore dall'universita'. ''Era bravo, mi sento umiliato - mormora -, spero solo che la tregua mi ridia un lavoro''. Abu Salama, un ex miliziano di Fatah sconfitto nel giugno del 2007 da Hamas e finito per qualche tempo anche in prigione, la butta in politica. ''Hamas, con tutti i suoi slogan, si piega a un cessate il fuoco con Israele solo per restare al potere - sentenzia -, che senso ha il sacrificio di chi e' stato ucciso dagli israeliani? Nessuno''. Un po' diversi sono i problemi di Abu Ahmed, 40 anni, che fa lo spallone attraverso il tunnel scavato sotto il valico di Rafah, unico sbocco della Striscia alternativo al territorio israeliano, verso l'Egitto. ''In questi mesi ho contrabbandato di tutto - ammette - dal latte alle medicine agli autoricambi, guadagnandoci 400 dollari a trasporto''. Un capitale, da queste parti. E tuttavia anche lui dice di preferire la tregua e ''un business legale, se Dio vuole (Inshallah)''. Specialmente da quando - conclude sibillino - ''i controlli hanno fatto crollare il commercio di armi''.

(di Safwat al-Kalhout e Alessandro Logroscino)



Poco prima dell'inizio della tregua tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza un palestinese, secondo quanto riferito dall'unità d'emergenza palestinese, è rimasto ucciso in seguito ai tiri israeliani. L'uomo, la cui identità non è stata immediatamente resa nota, è stato colpito da un tiro dell'esercito israeliano a Johr Al-Dik, a sud di Gaza nel centro della striscia, rileva la fonte. Non è stato possibile sapere immediatamente se sia stato colpito in un raid aereo o da fuoco via terra. Un portavoce dell'esercito israeliano ha detto che la notizia è oggetto di verifica.

(Dal sito dell'Ansa)

domenica 15 giugno 2008

E un pomeriggio, dalle "Teche" perugine...

...E' raffiorato uno dei miei primissimi "lavori"!
Grazie a chi mi ha regalato questa sorpresa, ah, che meraviglia, quei ruggenti anni perugini...

Foglietti olandesi, 1958


4 novembre. Da Fellini aria di naufragio. Ma io mi diverto solo quando le cose non vanno a gonfie vele. Il disastro rivela gli uomini. I topi scappano e hanno anche loro ragione, perchè della nave non gli interessa che la regolare navigazione, la routine.
Poi, al cinema. Melenso film con Clarke Gable e Doris Day. Regia di G. Seaton. Tipica moralità americana sulle arti e i mestieri. Emerson li ha rovinati, facendo tutto facile. Il giornalismo deve essere di formazione o di informazione? Ecco il dilemma. Finisce che si mettono d'accordo . Formare e informare. Io penso invece che il giornalismo e in generela rapidità di diffusione delle notizie inutili e mostruose è il danno maggiore che l'umanità sopporta in questo secolo. Si sa tutto di tutto. Che noia. E che tristezza.
EnnioFlaiano

sabato 14 giugno 2008

Ferite che non passano


Da La Tribuna di Treviso:

"Dagli archivi di Londra i nomi delle belve naziste

Sono il tenente delle SS Herbert Andorfer, austriaco di Linz , e del vicebrigadiere delle SS Karl-Franz Tausch, cecoslovacco di Olmuetz, entrambi ancora in vita, i responsabili dell'impiccagione di 31 uomini, fra partigiani e civili, avvenuta a Bassano nel 1944, una delle rappresaglie più sanguinarie della storia della Resistenza

Contattato dai ricercatori, i cacciatori di nazisti del Centro Simon Wiesenthal di Vienna hanno confermato che i due militari delle SS sono ancora in vita: hanno rispettivamente 97 e 88 anni. Pochè i crimini di guerra non hanno prescrizione, Andorfer e Tausch possono essere processati. Andorfer, nel pomeriggio del 26 settembre 1944, dopo il rastrellamento dei partigiani sul Monte grappa compiuto dalle SS e dai fascisti della Repubblica di Salò, ordinò l'esecuzione dei 31 detenuti, partigiani e civili, esecuzione messa in atto da Tausch. I prigionieri vennero impiccati agli alberi di Bassano, dove le targhe con i loro nomi li ricordano ancora oggi, con modalità di inaudita crudeltà. Unepisodio che oggi, con le nuove prove raccolte, potrebbe trovare finalmente giustizia in un'aula di tribunale".
Un altro caso-Priebke?

martedì 13 maggio 2008

Appunti personali

"Ecco la lista dei miei suoni preferiti:

1) Un nastro bagagli asimmetrico creò un suono simile a una voce, acuto, inquietante, a causa dell' attrito della gomma, e mi parve il suono di un enorme dito bagnato che si muoveva intorno al bordo di un gigantesco bicchiere di vino
2) Predicatori di strada
3) Le gru di Manhattan
4) La voce di mia moglie, quando canta
5) Cavalli in arrivo/treni in arrivo
6) Bambini quando finisce la scuola
7) Corvi affamati
8) Le orchestre quando accordano gli strumenti
9) Il piano del saloon nei vecchi western
10) Le montagne russe
11) I fari di un' auto centrati da un colpo di fucile da caccia
12) Il ghiaccio che si scioglie
13) Le rotative".
E' Tom Waits.

(Tratto dall'intervista sul Corriere della Sera del 28 maggio 2008)

venerdì 25 aprile 2008

Non sparate ai giornalisti


Penso ai giornalisti che hanno perso la vita o anche solo a quanti di loro la mettono a rischio ogni giorno per poter svolgere con onestà e correttezza il loro mestiere. Penso ai giornalisti ammazzati o "gambizzati" dalle BR negli anni di piombo. A Walter Tobagi, ucciso per strada a Milano, a Mauro De Mauro, fatto sparire dalla mafia la sera precedente il matrimonio della figlia. Penso a Enzone Baldoni, i cui resti non sono stati ancora restituiti ai familiari, e a Ilaria Alpi. Penso ai proiettili nella gamba di Montanelli colpito in via Palestro. E a tanti altri ancora, di cui non sappiamo niente, che non vengono ricordati, che lavorano nel buio, penso a loro e ai loro familiari. Penso a me, pronta a rinunciare per questo mestiere.

Anche per questo provo ribrezzo davanti alla nuova trovata di Beppe Grillo, ai suoi "banchetti" per il "Vaffa2 Day" dedicato a noi. Riempirsi la bocca per ammaliare i poveracci è fin troppo facile.

Vogliono farsi paladini dell'abolizione dell'Ordine. E' vero, siamo gli unici in Europa, ma difendo a spada tratta i miei studi. Il percorso di formazione per diventare giornalisti, ormai, signor Grillo, si sta facendo sempre più specialistico. E' finita l'era del "faccio il giornalista, sempre meglio che lavorare" già da un pezzo. Giornalisti ignoranti ce ne sono e ce ne saranno, né più né meno che in qualsiasi altra libera professione. Non mi pare una trovata tanto geniale da dedicarci un'intera giornata. L'Ordine è lo strumento di tutela della professione giornalistica - non del solo giornalista -, garante della correttezza e della verità: il primo vero beneficiario, perciò, è il lettore. Come organismo ha anche lui le sue pachidermie, i suoi difettacci, le sue pastoie burocratiche , i suoi "arcaismi": certamente va riformato, non abolito. Senza l'ordine la situazione della stampa italiana, infatti, potrebbe solo peggiorare. E qui veniamo al secondo punto.

I giornalisti-servi del potere? Signor Grillo, il problema è a monte. Dato storico: in Italia manca da sempre quella che sui manuali chiamano "editoria pura", un editore - che è il padrone del giornale - che campi solo di questo mestiere. Sono stati e sono finanzieri, banchieri, petrolieri, agrari, zuccherieri, armatori, palazzinari, ... I giornali e i mezzi di informazione, Grillo, non i giornalisti! E' come sparare sui passeggeri perchè il treno è in ritardo. Non tutti hanno la fortuna - e l'opportunità - di fare inchiesta, perchè spesso chi si erge a "paladino della libertà", in determinati ambienti, poi paga le conseguenze. E quando si perde un lavoro - e solo quello, nel migliore dei casi - non viene certo da gridare al prossimo il vostro "Vaffa" liberatorio. Che ciascuno allora faccia il proprio mestiere. E cerchi di farlo bene.

giovedì 24 aprile 2008

La classe operaia? Va in paradiso


"Ho battuto di martello pneumatico per ott’ore in un ambiente chiuso senza altra protezione per le orecchie della carta igienica . Ho scavato sterri senza travature di contenimento delle sponde, rischiando la sepoltura da vivo. Ho imparato nei circa venti anni da operaio che la vulnerabilità delle vite a salario è una variabile e dipende dai rapporti di forza tra direzione e maestranze, non dalle leggi. Quando gli operai facevano sentire forte la loro voce , nei loro magnifici anni Settanta del secolo scorso, spuntavano migliorìe, difese, diritti. Nel lavoro manuale si vede più nudo e crudo lo spariglio delle carte in tavola. Oggi gli operai accettano una loro maggiore vulnerabilità. Non è affare cinese, di economie al galoppo, che trascurano cautele per spinta di arrembaggio. Dove stenta la crescita, come da noi, più si accanisce l’azzardo sul posto di lavoro. Non c’è rappresentanza politica di questa fanteria civile decimata, da noi vince l’idolatria dell’impresa. Ceti medi? Il mondo torna a fabbricare classi".

Erri De Luca

venerdì 18 aprile 2008

Speciale Emozioni



Voglio bene a questa redazione. Già il semplice tornare a trovarli, oltre a riempirmi ogni volta il cuore di gioia, mi dà una grande forza. Aver avuto l'opportunità di poter lavorare allo Speciale Elezioni, poi, mi ha regalato un'emozione unica e mi ha insegnato tantissimo.
Per quantro breve, questa inaspettata quanto entusiasmante esperienza lavorativa è tra le più belle che mi sia mai capitata. E ancora una volta mi è stata fatta toccare con mano l'importanza del lavoro di squadra in un mestiere come quello del giornalista. Che per me resta il più bello al mondo. Che è quello in cui voglio continuare a investire e portare avanti.
Grazie di cuore ai miei amici del TgCom.

mercoledì 9 aprile 2008

Chi ha paura dell'uiguro?


Al governo di Pechino chiedono libertà. Il regime li accusa di separatismo, estremismo e terrorismo. Sulla scia della rivolta tibetana, in Cina si è riaccesa anche quella degli uiguri-musulmani.

Gli uiguri fanno parte di una delle 56 etnie presenti sul territorio cinese, 105 milioni di persone su un totale di un miliardo e 300 milioni. Vivono nella regione autonoma dello Xinjiang, , zona al confine tra il Pakistan, l’Afghanistan e il Tagikistan, lungo l’antica Via della Seta, distante cinque ore di aereo più tre di auto da Pechino. Parlano del “Turkestan Orientale” come della loro “patria" che considerano "occupata dai cinesi".

La protesta è scattata dopo la morte in carcere di un commerciante di giada uiguro. “Blocco cardiaco” ha sentenziato la polizia, “Versione di comodo” hanno sostenuto gli uiguri, che rivendicano libertà politica e religiosa. E puntuale si è rimessa in moto la macchina della repressione.
(Foto da Wikipedia)

sabato 22 marzo 2008

Essere bambini a Gaza


La onlus Save the Children ha rivolto un appello alla comunità internazionale, a Israele e alle autorità palestinesi: nella Striscia l'anemia tra i bambini è aumentata del 40% in un anno, la diarrea del 20%. Soffrono anche di ansia e insonnia, di malattie croniche e malnutrizione.


Negli ultimi tempi le condizioni igieniche e sanitarie sono precipitate: scarsità di farmaci e di scorte di sangue negli ospedali, difficile accesso all'acqua, sistema fognario fatiscente che rischia di diffondere epidemie.


Lo staff di Save the Children, presente a Gaza da oltre 35 anni, denuncia anche problemi di accesso alla zona: il personale ha grosse difficoltà nel raggiungere donne e bambini e rispondere ai loro bisogni basilari. “Non possiamo supportare appieno i bambini con i nostri programmi di protezione, perché i nostri operatori non riescono più ad ottenere i permessi necessari per entrare nel territorio di Gaza da West Bank– sostiene David Bourns, Capo delle Operazioni di Save the Children nei territori palestinesi occupati –. Non abbiamo più carburante per le nostre macchine e quindi non possiamo spostarci, mentre la continua violenza induce i genitori a non permettere ai bambini di uscire dalle loro case. Le famiglie stanno soffrendo molto, la vita di migliaia di bambini è ancora a rischio”.


Per ulteriori informazioni: Ufficio Stampa Save the Children Italia Tel. 06 48070071-23 press@savethechildren.it http://www.savethechildren.it/

martedì 18 marzo 2008

Garage Lhasa


Gli ultimi aggiornamenti dal sito di Repubblica:

17:42 Kouchner: "Boicottare inaugurazione Giochi"
L'Unione europea potrebbe boicottare la cerimonia inaugurale dei Giochi Olimpici di Pechino in segno di protesta contro la repressione in Tibet. Lo ha sostenuto il ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner.
17:40 Kathmandou, arrestati 58 manifestanti
Almeno 58 tibetani in esilio in Nepal, fra i quali una ventina di monaci buddisti, sono stati arrestati dalla polizia nepalese a Kathmandu mentre protestavano contro la Cina davanti a un edificio dell'Onu. I manifestanti gridavano "Nazioni Unite, aiutateci!" e "Liberate il Tibet!". La polizia nepalese ha detto che i manifestanti saranno probabilmente rilasciati entro poche ore.
16:33 Tv cinese: cento dimostranti si consegnano
Cento persone che hanno partecipato agli incidenti di venerdì scorso a Lhasa si sono consegnate, secondo la tv cinese. Secondo un funzionario, si trattarebbe di persone che "hanno partecipato e in qualche caso sono state direttamente coinvolte in pestaggi, distruzioni e saccheggi". Alcuni hanno "restituito i soldi che avevano rubato".
15:48 Vittime, il bilancio del Centro tibetano
Sono almeno 39 le vittime della repressionenelle province cinesi di Sichuan e Gansu. Lo denunciano il Centro tibetano per i diritti umani e la democrazia e il governo tibetano in esilio, secondo cui 20 manifestanti sono stati uccisi ad Aba, nel Sichuan, mentre gli altri 19 nella repressione nella città di Machu, nel Gansu. I 39 morti registrati oggi si aggiungono alle 80 vittime "confermate" delle violenze a Lhasa dei giorni scorsi.
14:36 Taiwan, candidato presidente minaccia boicottaggio
"Se la Cina continua a usare violenza nei confronti del popolo tibetano, se dovessi diventare presidente non escluderei l'ipotesi di non inviare la delegazione di Taiwan ai Giochi". Sono le parole di Ma Ying-jeou, candidato alla presidenza di Taiwan. Le elezioni sono in programma sabato e il nuovo capo di Stato assumerà la carica a partire dal 20 maggio.
13:48 Blog tibetani: 60 manifestanti arrestati in India
Una sessantina di manifestanti tibetani sono stati arrestati in India mentre cercavano di assaltare un'ambasciata cinese. A riferirlo è il blog 'Students for a Free Tibet'. Ieri centinaia di tibetani in esilio si sono raccolti per una veglia di solidarietà.
12:42 Cento studenti tibetani arrestati per manifestazione a Pechino
Sono stati tutti arrestati, secondo i loro compagni di studi, i circa cento studenti tibetani che ieri hanno tenuto a Pechino una manifestazione di solidarietà con i monaci e i civili che hanno partecipato alle proteste anticinesi dei giorni scorsi. Decine di poliziotti controllano tutti coloro che entrano e che escono dall'Istituto per le Minoranze dell' Università di Pechino, dove ieri si è svolta la pacifica manifestazione, nel corso della quale gli studenti hanno acceso delle candele e "pregato" per coloro che manifestano in Tibet. Non è chiaro se i giovani siano stati solo fermati o se verranno accusati di reati penali e processati
12:37 Tibet, 500 monaci in marcia
Continuano, nonostante la scadenza dell'ultimatum, le proteste in Tibet. Secondo fonti tibetane e di organizzazioni dei diritti umani, questa mattina 500 monaci del monastero Choepel Shing hanno manifestato a Dogo, nella contea di Chone (Zhouni Xian in cinese). Secondo le fonti, i monaci, dopo aver effettuato una preghiera rituale, hanno sfilato per le strade con la bandiera tibetana, chiedendo "indipendenza per il Tibet" e gridando "lunga vita al Dalai Lama". Sempre le stesse fonti, inoltre, riferiscono di nuovi arresti a Lithang, dove la polizia è intervenuta a fermare un'altra manifestazione di monaci
12:36 Governo in esilio, polizia ha sparato sulla folla a Gansu
Il governo tibetano in esilio ha dichiarato che i 19 manifestanti sono stati uccisi dalla polizia nella provincia di Gansu. "Diciannove persone sono state uccise a Machu, al di fuori di Lhasa. C'e' stata una manifestazione a Gansu questa mattina e la polizia ha aperto il fuoco sulla folla'', ha dichiarato Thubten Samphel, un portavoce dell'amministrazione in esilio. In tutto ''alle ottanta persone uccise nei giorni scorsi a Lhasa, si sono aggiunte oggi altre 19 vittime'', ha aggiunto Samphel, confermando i 99 morti
12:32 Dalai Lama contrario a boicottaggio Olimpiadi
Il Dalai Lama ha rinnovato oggi la sua ferma opposizione a qualsiasi tipo di boicottaggio contro le Olimpiadi di Pechino dichiarando che il popolo cinese non deve essere penalizzato per quello che sta succedendo in Tibet.
12:24 Governo tibetano, 19 manifestanti uccisi
Diciannove manifestanti tibetani sarebbero stati uccisi oggi dalle forze di sicurezza cinesi nella provincia centro-settentrionale del Gansu: lo ha denunciato il governo tibetano in esilio dal suo quartier generale di Dharamsala. Sempre secondo il governo esiliato, il totale dei morti "accertati" in una settimana di disordini e scontri è di 99 unità. Il governo cinese, che sostiene siano state nel complesso uccise non più di dieci persone, per bocca del premier Wen Jiabao in giornata aveva ammesso per la prima volta che, dal Tibet, le proteste si sono ormai estese ad altre parti del Paese
12:06 Dalai Lama, chiedo di vedere le prove di cui parla Wen
Il Dalai Lama respinge le accuse dei vertici di Pechino, che gli addossano la responsabilità dei disordini in Tibet, e chiede che tali accuse vengano dimostrate. "Voglio una prova imparziale che dimostri la mia responsabilità", ha dichiarato il leader spirituale tibetano durante una breve conferenza stampa a Dharmsala, nel nord dell'India. Il leader tibetano ha quindi spiegato di essere rimasto in silenzio finora, ma di aver poi avvertito la "responsabilità morale" di parlare
11:32 Tibet, 99 morti durante gli scontri
Un portavoce del governo tibetano in esilio ha confermato la morte di 99 dimostranti durante gli scontri con le autorità cinesi
09:55 Il Dalai Lama: "Pronto a dimettermi se la situazione peggiora"
Il Dalai Lama si dice pronto alle dimissioni se la situazione dovesse degenerare. Lo ha dichiarato durante un incontro con la stampa a Dharamsala, in India, sede del governo tibetano in esilio.
08:57 Manifestazione nel Nord del Tibet, chiesto intervento Onu
Oltre 2000 tibetani da tutte le province dell'India del Nord si sono riuniti a Siliguri in una delle manifestazioni più affollate da anni, chiedendo all'Onu un'inchiesta sulla repressione cinese in Tibet. Guidati da centinaia di monaci, alcuni giovanissimi, i manifestanti hanno inalberato bandiere tibetane e gridato slogan come "Vogliamo giustizia", "Vogliamo la libertà ".
08:41 Wen nega il "genocidio culturale" del Tibet
Il premier Wen respinge le accuse mosse a Pechino dal Dalai Lama: "Le affermazioni secondo cui il governo cinese è impegnato in un cosiddetto genocidio culturale sono menzogne" afferma, assicurando che la Cina intende continuare a aiutare senza esitazioni il Tibet a favorire un miglioramento della vita delle persone appartenenti a tutti i gruppi etnici".

Largo ai giovani (che se lo meritano)


Avviso ai naviganti. Quello che state per leggere non è opera della sottoscritta. Ho pensato di dare "in gestione" questo post, per dare spazio ai pensieri anche di qualcun altro. L'ha spuntata un sedicenne (sarà che è per l'età che avanza, guys, mi lascio intenerire e vado in oca...).

"Immaginiamo di essere un'allegra famigliola di extraterrestri in viaggio per l'Universo che decida di sbarcare sull'ameno pianeta Terra. Orbene, immaginiamo che lo facciano proprio in Italia, e che entrino in una casa, dove sfogliano i giornali e guardano la televisione, tanto per documentarsi un po'.
I nostri pacifici invasori verrebbero letteralmente inondati da immagini vuote e prive di senso, un frullatore mediatico che ci mette quotidianamente davanti ad alcuni personaggi che ormai sono diventati simbolo di una società senza valori. Se i nostri alieni chiedessero poi a un qualsiasi adolescente quali siano i suoi modelli, questi risponderebbe con nomi di calciatori, cantanti, "tronisti", modelle magrissime (n.d.blogger: qui avrei apportato una rettifica, avrei scritto: "anoressiche e cocainomani", ma il post non è mio)... I nostri amici extraterrestri cambierebbero sicuramente argomento, magari a favore della politica. In questo caso, impazzirebbero del tutto: alleanze tra partiti piccolissimi, governi che si incolpano tra loro, promesse che per la maggior parte dei casi non verranno mantenute... E che dire di alcuni esponenti della cultura? Si prestano a fare da "opinionisti" per questo o quel conduttore. Ma è davvero così?
Le guide, gli "eroi" del nostro tempo sono senza dubbi le persone comuni, quelle che ti stanno vicine nel momento del bisogno, ti donano un sorriso, ti vogliono bene, coloro che sono in grado di commuoverci, farci emozionare. Sebbene rimangano nascosti agli occhi della maggior parte di noi, sono loro che devono essere ringraziati. Come direbbe David Bowie: "We can be heroes, just for one day!" e, forse, ha ragione".

martedì 11 marzo 2008

Kreuzberg, Pankow, Beirut

Il sole timido della primavera che si affaccia su Beirut riscalda le tende vuote di piazza dei Martiri, quelle del sit-in dell'opposizione guidata dal movimento sciita Hezbollah e sostenuta da Iran e Siria. A terra, tracce di fuochi e di pipe-narghile fumate dai giovani del servizio d'ordine del campo, mentre oltre il filo spinato e le barriere di cemento, annoiati soldati dell'esercito libanese passeggiano avanti e indietro e ti chiedono una sigaretta. Altri loro commilitoni a bordo di una camionetta attraversano invece la piazza divisa in due e si dirigono verso l'uscita nord. Qui, il milite di Hezbollah, con la sua camicia scura fuori dai pantaloni neri con i tasconi, barba rasa con baffi, aria vigile finto-assonnata, si alza dalla sedia vicina alla guardiola prefabbricata ornata con le foto del "martire" Imad Mughniyeh (ucciso il 12 febbraio scorso a Damasco "da Israele") e si prepara a sollevare la sbarra per far uscire la camionetta dell'esercito. Il Libano di oggi è anche in quest'immagine: nel pieno centro cittadino, l'esercito libanese è costretto ad aspettare che un Hezbollah gli apra la porta della "gabbia" per tornare "libero" a esercitare il suo controllo su un paese, di fatto, senza Stato.
"Linea verde", "linee di contatto". La capitale Beirut è sempre più tagliata in due, anche fisicamente. Il 14 febbraio scorso questa divisione è stata consacrata dagli eventi: da una parte, la manifestazione dei seguaci della maggioranza governativa, sostenuta da Usa, Ue e Paesi arabi del Golfo, per commemorare il terzo anniversario dell'uccisione dell'ex premier libanese Rafiq Hariri; dall'altra, i funerali di massa organizzati dal movimento sciita Hezbollah. Ma prima del 14 febbraio, erano già apparsi numerosi segnali di questa crescente spaccatura, e quella "linea verde" (così la chiamavano gli occidentali) che dal 1975 fino al 1990 ha diviso in due Beirut, oggi è tornata a sovrapporsi alle "linee di contatto" (khutut at-tamass) che tradizionalmente separano le diverse enclave confessionali della città. (Continua a leggere l’articolo su Limes)

giovedì 28 febbraio 2008

Ingrid, Ingrid, où est-tu?


“Soffre di epatite b, è vicina alla fine”. Sono parole di Gloria Palanco, una dei quattro ex parlamentari colombiani rilasciati giovedì dalle Farc ed ex compagna di prigionia di Ingrid Betancourt, rapita dai guerriglieri nel 2002 .
Oltre a Gloria, anche il collega Luis Eladio Perez ha raccontato di aver visto l’ultima volta la Betancourt lo scorso 4 febbraio e di averla trovata “completamente spossata fisicamente e moralmente”. Secondo i due ex ostaggi, le Farc “riversano la loro rabbia su di lei, la trattano senza pietà. Ingrid è costantemente incatenata, sempre circondata da persone che non le rendono certo la vita facile”.
Le Farc hanno tuttavia annunciato che ora attendono un ritiro militare per procedere a nuove liberazioni di prigionieri. Nelle mani della guerriglia ci sono ancora una quarantina di ostaggi «eccellenti», tra cui tre americani e la Betancourt. Il presidente venezuelano Chavez ha chiesto al capo dei guerriglieri di trasferire urgentemente Ingrid in un luogo sicuro.

martedì 26 febbraio 2008

Cuba, la revolucion puede esperar


Raul Castro è il nuovo presidente di Cuba. Dopo circa mezzo secolo di potere ininterrotto, l’ottantunenne Fidel lascia l'isola in eredità al fratello minore. L'Assemblea nazionale ha eletto il 76enne comandante in capo delle Forze Armate, proposto come unico candidato, nuovo presidente del Consiglio di Stato, la massima autorità dell'isola, per i prossimi cinque anni.

"Fidel è Fidel e quindi è insostituibile", ha detto Raul ai delegati. "Chiedo al Parlamento l'autorizzazione a continuare a consultare mio fratello sui principali affari di Stato". Nel suo primo discorso all'assemblea, il neo presidente - che ha vissuto per decenni all'ombra del carismatico Fidel - ha elencato le linee del suo futuro governo: "Il Paese dovrà affrontare il problema di una riforma monetaria. Dovremo farlo con un approccio integrale, che tenga conto del sistema dei salari, del sistema di prezzi controllati e delle cose che si forniscono gratuitamente. E dovremo farla finita con il libretto con cui la gente fa gli acquisti di base, che è anacronistico e inaccettabile". Fosse solo quello. Se lasciassimo un momento da parte l’immagine di Cuba sole-cuore-sorrisi vedremmo anche i suoi prigionieri politici, la sua prostituzione infantile, con le bambine vendute dai parenti ai turisti, la fame e la miseria della stragrande maggioranza degli isolani. Certo è che al momento non sembra tirare nemmeno la brezza di un cambiamento, ne’ in senso democratico, ne’ in quello auspicato da Benedetto XVI di “avvicinamento a Cristo”.

Il fratello minore del lìder maximo sarà affiancato come numero due da José Ramon Machado Ventura, 78 anni, medico, castrista della prima ora e figura storica della vecchia guardia, alla guida della sfera ideologica del Partito comunista. Anche la nomina di Ventura lascia prevedere che la Cuba di Raul non si discosterà troppo da quella del fratello.

venerdì 22 febbraio 2008

Kosovo, cosa significa indipendenza


Un Kosovo indipendente, come riporta Limes, pone sul campo subito due questioni: una sul piano locale e una sul piano internazionale.

Sul piano locale è in ballo il destino dei circa 120mila serbi che dopo la guerra del Kosovo hanno deciso di rimanere nella provincia a netta maggioranza albanese. Sono concentrati perlopiù nel Kosovo settentrionale al confine con la Serbia, nella zona della città di Mitrovica, divisa tra serbi e albanesi lungo il fiume Ibar e che si appresta a diventare una nuova Berlino.

Da non dimenticare però le enclavi serbe attorno i molti monasteri ortodossi, spesso collocati lungo strade strategiche per i traffici che rappresentano la voce principale dell'economia del Kosovo. Uno di questi casi ad esempio è il monastero di Decani.

In Kosovo sono ancora attivi i gruppi armati che fanno riferimento ai vari clan e da una parte e dall'altra si addestrano varie truppe paramilitari. Cruciale è anche la situazione nella valle di Presevo che è fuori dal Kosovo, in Serbia, ma è abitata da albanesi, collegati sia ai kosovari che alla minoranza albanese in Macedonia. Più distaccati invece gli albanesi di Albania, anche se l'Albania settentrionale, abitata dallo stesso gruppo etnico albanese kosovaro, potrebbe entrare nell'orbita del più avanzato Kosovo.

Sul piano internazionale la Serbia può contare sull'appoggio della Russia, che da un lato approfitta della questione per estendere la sua influenza nell'area della ex Jugoslavia e dall'altra minaccia di riconoscere l'indipendenza autoproclamata delle enclavi russe nello spazio ex sovietico, Abkhazia e Ossezia del sud in primo luogo. Sull'altro fronte il Kosovo può contare sull'appoggio degli Stati Uniti e dei paesi europei che ospitano ampie comunità di kosovari (Gran Bretagna, Austria, Svizzera, Germania). I quattro grandi, Italia, Francia, Germania e Gran Bretagna sono intenzionati a riconoscere il nuovo Stato, a differenza di altri paesi europei come Spagna e Grecia, preoccupati per i propri movimenti indipendentisti. L'indipendenza del Kosovo sarebbe infatti un precedente favorevole a tutti i vari movimenti indipendentisti internazionali.

mercoledì 13 febbraio 2008

Io, figlio non voluto di un aborto maldestro

“In questa Italia con la testa rivolta all’indietro che fa fatica a guardare avanti, è tornato d’attualità il dibattito sull’aborto. Argomento nel quale credo sia necessario entrare in punta di piedi avendo profondo rispetto dei drammi di tutti i soggetti coinvolti: la donna ed il nascituro prima di tutto.
Io vorrei portare il punto di vista dei figli nati senza essere voluti: io sono uno di loro. Sono nato nella Sicilia povera degli anni ’50 e sono sopravvissuto ad un maldestro, rudimentale e pericoloso tentativo di aborto non riuscito. Ho amato lo stesso mia madre che è stata come me vittima di una situazione di grave arretratezza culturale, sociale ed economica. Voglio dire a Ferrara e Ruini che non è bello vivere sapendo di non essere stati voluti. E’ come partecipare a una cena di gala senza essere stati invitati.. E’ come se sulla carta d’identità uno portasse la scritta nato per caso.
Voglio invitare a tenere conto dei drammi di tutti i soggetti coinvolti: la donna ed il nascituro prima di tutti. Limitare l’autodeterminazione della donna vorrebbe dire ampliare la casistica dei drammi. Facciamo in modo che la vita sia un dono del quale possano lietamente godere i genitori ed i figli, altrimenti che vita è”.
Lettera Firmata - da "La Repubblica"

lunedì 11 febbraio 2008

Firenze: meglio il dito o la luna?


Firenze è la città che mi ha vista crescere e sarà questo a farmi sentire autorizzata a dire la mia sul progetto di una delle linee della nuova tramvia, quella che dovrebbe passare proprio sotto il Duomo.

Sul sito dedicato al progetto (http://www.tramvia.fi.it/), leggo tra i pro generali:

1 - Un sistema di trasporto rapido e regolare, come potrebbe essere anche per l'autobus, su corsie riservate, con priorità semaforica, in grado di offrire agli utenti certezze in materia di orari e frequenze”.
Uhm, ok.

2 - Il progetto di tramvia risponde alle accresciute esigenze di qualità della vita garantendo un inserimento più rispettoso del panorama urbano rispetto agli autobus e alle auto. Il tram infatti presenta un minor impatto dal punto di vista dell'inquinamento sia atmosferico che acustico”.
E siamo d’accordo. Ma che dire delle vibrazioni? Dei danni che le vibrazioni provocano ai monumenti? Dico, ma avete presente la piazza del Duomo? Bastano le nuove tecnologie ad arginare il pericolo? E poi, in caso di danni, che si fa? Si smonta tutto?

3 - Infine, quello che per un verso può essere considerato un limite, ovvero la presenza di un percorso vincolato rigidamente, offre l'occasione per riorganizzare gli spazi urbani in maniera più razionale e ordinata”.
Questo è il punto che mi lascia più perplessa. Sarà riferito alla tramvia in generale? No perché pensare all’applicazione del punto tre in pieno centro…Allargare Ponte Vecchio? Realizzare anche una linea 4, magari che sfrecci parallela al corridoio Vasariano? Asfaltare l’Arno (così si dipanerebbero anche le ansie dei catastrofisti che temono un nuovo ’66…)?

Fandonie a parte, quello che sembra è che l’amministrazione fiorentina per quanto riguarda il tram del Duomo e i timori dei cittadini sembra preferisca soffermarsi sul dito, invece di guardare la luna. Per due ragioni:

a. Firenze occupa, lo sappiamo tutti, i primi posti in cima alla top ten delle città più visitate in Italia. Prima di lei ci sono – sull’ordine posso anche sbagliare – solo Venezia e Roma. Quarta è Verona.
Ora, amici, a parte Venezia (per ovvi motivi) e Roma (che è un grande museo a cielo aperto, else si potrebbe circolare in auto solo sul raccordo, per farla semplice), spiegatemi perché a differenza dei centri storici di altre città di mirabile bellezza (Verona, Perugia, Genova, Bologna, per citarne alcune) quello di Firenze deve rimanere aperto al traffico? Poi ci si lamenta del fatto che a poco più di dieci anni dall’ultimo restauro la facciata di Santa Maria del Fiore è di nuovo annerita a causa dello smog.
b. Non si potrebbe iniziare potenziando gli orari degli autobus o istituendo nuove linee? Rispetto alla realizzazione dell'intera tramvia, costerebbe pochino. I filobus, poi, inquinano anche meno rispetto al trasporto pubblico tradizionale…

Domenica prossima, 17 febbraio, i fiorentini diranno la loro con un referendum consultivo. Staremo a vedere, “di doman non v’è certezza”.

giovedì 7 febbraio 2008

La lettura, temibile sconosciuta



La polemica starà pure sfumando ma solo il pensiero di boicottare Israele perché indegno ospite d’onore alla Fiera Internazionale del Libro di Torino dovrebbe farci riflettere. Voglio suggerire una cosa a quelle anime belle che, invece di spendersi a favore del dialogo e di formulare proposte costruttive per alleviare la ferita mediorientale, si ergono a paladini dell’ottusità e della miopia, come se un’azione come quella del boicottaggio potesse apportare un qualche tipo di beneficio. Per sconfiggere l’ostracismo, signori miei, basta un piccolo sforzo: leggere ogni tanto un paio di paginette di Amos Oz e Abraham Yehoshua, per esempio. E (forse) poi se ne può riparlare. Su, provate, non è difficile. Ce la potete fare.

venerdì 25 gennaio 2008

Meditiamo, gente, meditiamo






"Mi scusi Presidente/ se arrivo all'impudenza/ di dire che non sento/ alcuna appartenenza./ E tranne Garibaldi/ e altri eroi gloriosi/ non vedo alcun motivo/ per essere orgogliosi./ Mi scusi Presidente/ ma ho in mente il fanatismo/ delle camicie nere/ al tempo del fascismo./ Da cui un bel giorno nacque/ questa democrazia/ che a farle i complimenti ci vuole fantasia". (Giorgio Gaber - Io non mi sento italiano)

martedì 22 gennaio 2008

Gli ultimi giorni di Gaza


L'immagine di uomini e ragazzini che si accalcano davanti ad una delle poche panetterie rimasta aperta in tutta la Striscia. Le candele che si accendono al calar del sole per far fronte al taglio dell'energia elettrica. E le automobili, i motorini, i camion ridotti a carrozzoni ambulanti costretti a non partire. Che tanto, dove si potrebbe andare? Questi sono gli ultimi giorni vissuti da Gaza, dove vive circa un milione e mezzo di persone - numeri che ne fanno una delle zone più densamente popolate della Terra - e dove il reddito medio per famiglia non arriva a 60 dollari al mese. Sessanta dollari, o euro che siano, da noi si riesce a spenderli andando un paio di volte al supermercato.

Gaza vive in emergenza umanitaria da sempre. E la povertà e la fame dei suoi abitanti non sembrano certo una priorità per le eminenze filo-Hamas, assorbite, rese cieche e sorde dall'odio verso i vicini israeliani, sempre prese e pronte a elogiare lo stillicidio dei lanci di Qassam su Israele. Il governo di Olmert ha deciso di allentare il blocco. Ha riconosciuto che non è certo quella la strada per ammonire e difendersi da chi in mente e nel cuore vede solo "jihad fino alla vittoria o al martirio" (Così Mahmoud Zahar, capo di Hamas, al "Corriere").

mercoledì 16 gennaio 2008

Un marziano in Italia



Quello che più rattrista è la distanza di questo papa dalla gente. Cosa risaputa fin dall'inizio del suo pontificato. E' questa una delle ragioni per le quali ogni volta che proferisce parola, dispensa pareri, emana sentenze, finisce col gettare benzina sul fuoco. E la crepa si fa sempre più profonda. Qui non c'entra l'essere credenti o meno. Quello che non riesco a capire è dove "l'Italia dovrebbe vergognarsi".

Lo sostengono all'unanimità politici (e a questi ci siamo assuefatti. Tanto, non fanno che sproloquiare e pontificare dai banchi di Montecitorio con modi ed esiti per nulla edificanti, almeno nel 90% dei casi) e uomini dell'informazione, quelli che dovrebbero avere la schiena talmente dritta da riuscire a spiegare quanto accade senza schierarsi da una parte o dall'altra.

Dovessi spiegare a un marziano la notizia del giorno, riassumerei così:

1. Il rettore della principale università romana invita il papa a tenere un intervento in aula magna durante la cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico.

2. Alcuni prof e una parte degli studenti dicono "no grazie" e manifestano il loro dissenso come si è sempre visto fare in una qualsiasi università dal '68 ai giorni nostri: cortei, striscioni, collettivi, occupazioni. (A questo punto proverei a spiegargli anche, en passant, il significato delle parole scritte e urlate - come l'abusata "laicità" -, i riferimenti alla storia personale di un certo Galileo, scorrerei con lui alcuni punti del c.v. del cardinal Ratzinger - lo ammetto, con una certa malizia - e la tendenza italica a strumentalizzare ormai ogni parola e gesto per desolanti fini politici)

3. Il Vaticano emana un comunicato in cui si spiega che il papa ha deciso di "soprassedere alla visita". In altre parole, Benedetto XVI se ne sta nei suoi appartamenti. Motivo ufficiale: si teme per la sua sicurezza.

A questo punto il marziano mi chiederebbe se in Italia conosciamo la libertà di espressione, la tolleranza, il diritto al dissenso. Sì, sì, sì, risponderei io. Il papa sarebbe andato, i ragazzi avrebbero manifestato, chi voleva avrebbe assistito, gli altri amen. E allora cosa è successo di tanto terribile? (Visto che il mio marziano è anche cinico, infierirebbe) Non siete voi cattolici i paladini del dialogo e dell'accettazione del diverso? Ma quale vergogna, è una tristezza infinita. E a questo punto, mi sento autorizzata a soprassedere anch'io.

mercoledì 9 gennaio 2008

Hillary? Chiagne 'o muort e...


Leggo sul sito del Corriere:

"Sondaggisti e commentatori tv l'hanno subito ribattezzata «la vittoria da effetto lacrime», forse per coprire il flop clamoroso delle loro previsioni completamente sbagliate. Sbriciolando tutti i pronostici della vigilia, ieri sera Hillary Clinton ha vinto a sorpresa le primarie del New Hampshire, rilanciando una campagna che l’influente sito di destra Drudge Report aveva dato per «morta e sepolta» soltanto alcune ore prima. Dopo uno spoglio da cardiopalma di circa quattro ore, l’ex first lady ha vinto con il 39% dei suffragi, contro il 37 di Obama, il 17 % di John Edwards e il 5 % di Bill Richardson. Eppure alla vigilia il front-runner Obama era in vantaggio di ben 12 punti in alcuni sondaggi. (...) La vittoria di Hillary è arrivata in larga misura grazie alle donne, di ogni età e ceto sociale, che hanno fatto quadrato attorno a lei in nome della solidarietà femminile. In uno Stato dove molte di loro sono al vertice, hanno votato per Hillary il 47 % delle elettrici, a differenza di quanto avvenne in Iowa, quando la defezione del gentil sesso la fece arrivare terza, dietro Obama e John Edwards. Ad invertire le sorti di Hillary, secondo gli analisti, è stato il cosiddetto «effetto lacrime»".


Resta ora da vedere come si pronunceranno nei prossimi giorni gli ispanici e i neri americani. Certo è che la rimonta di Mrs. Hillary Roham Clinton suscita un (superficiale quanto azzeccato?) istintivo commento: "Chiagne 'o muort e fott 'e vivo".