martedì 20 marzo 2012

E un bambino li guiderà

Come si spiega l'odio a un bambino? Come spiegargli quanto accaduto a Tolosa? Passo davanti alla scuola di via Arzaga, qui a Milano, presidiata giorno e notte dai militari. Respiro nell'aria quello che mai avrei voluto respirare. Solo quattro giorni fa la notizia dell'arresto a Brescia del 20enne di origini marocchine accusato di terrorismo: per gli inquirenti stava pianificando un attentato al Tempio di via della Guastalla, lo stesso in cui giovedì la Comunità accoglierà quanti vorranno unirsi alla tefillà, alla preghiera, per le vittime francesi.

Su La Repubblica di oggi lo scrittore francese Marek Halter pone l'attenzione sulle campagne xenofobe di certa politica. "Un no collettivo all'antisemitismo, il primo dovere dell'Europa", la sintesi della riflessione di Bernard Henry-Lévy riportata sul Corriere. "Domattina a scuola arriveranno bambini che saranno a conoscenza di quanto accaduto e altri no. Li ascolteremo, ascolteremo le loro domande, le loro paure, li lasceremo parlare e poi risponderemo": mi hanno molto toccato ieri sera le parole della preside della Scuola ebraica di Torino, Sonia Brunetti Luzzati, ospite dell'Infedele del caro Gad Lerner. Amare e dolorosissime le parole della mia Elena Loewenthal, che leggo su La Stampa: in Europa "l'antico demone dell'antisemitismo è ancora vivo, aleggia, sta sotterraneo, magari appena sotto la la superficie della civiltà civile e benpensante. E' un demone antico e tenace, l'antisemitismo (...) Questo pregiudizio, quando viene fuori, non parla, ma distrugge".

Quel "non parla ma distrugge" mi resta dentro e scava, scava. E' così ma non possiamo non credere che l'odio è una malattia e come tutte le malattie si affrontano curandole. Curandole, prendendosene cura. E l'odio lo si annienta non con le armi ma con la parola - davar - il dialogo, la cultura, l'amore, come dice con forza il Rebbe di Venezia. Ci stringeremo ancora di più e andremo avanti con in alto i cuori e passerà questa paura, riaffermeremo con forza la vittoria del multiculturalismo e dei valori della libertà e della democrazia. Ora però è il tempo del dolore, in Francia la Bestia - per dirla con David Grossman - si è accanita ed ha ucciso bambini, e con loro, oggi, la nostra speranza di un futuro migliore. Da domani potremo ricominciare a pensare alle parole di Isaia e pregheremo affinché potremo godere del tempo in cui "il lupo abiterà con l'agnello e il leopardo giacerà col capretto; il vitello, il leoncello e il bestiame ingrassato staranno insieme e un bambino li guiderà". (Isaia,11, 6-9)

Il tuo dolore è il mio dolore

lunedì 12 marzo 2012

Io ballo con Bach

Il punto non è essere a favore o contro ma sapersi dotare di quell'obiettività che consente di poter guardare in faccia la realtà senza ipocrisie né schermi ideologici. Della Tav (o non Tav) mi sono fatta quest'idea. E sul piatto della bilancia vanno messi non solo costi e benefici dal mero punto di vista economico ma vanno soppesati anche  risvolti e implicazioni socio-sanitarie. Non solo, infatti, la costruzione della linea ad alta velocità che consentirebbe di collegare Torino a Lione in un'ora e 40 minuti comporta costi d'opera elevatissimi, gonfiati nel nostro Paese anche per via della corruzione e di mire e appetiti delle organizzazioni mafiose. Comporta anche un mastodontico costo sociale e la questione della salvaguardia ambientale. Andrebbe infatti scavato un tunnel all'interno di una montagna contenente amianto e uranio e fanno paura anche polveri e inquinamento prodotti dai mezzi nei cantieri. La ferrovia, poi, devasterebbe il territorio e distruggerebbe le falde. Siamo allora sicuri di essere davanti alla miglior soluzione possibile? Lo scrivo mentre in questi giorni il governo ribadisce la linea dell'avanti tutta e sembra non prendere in considerazione l'ipotesi di rinvii o abiure.

Giorni d'avanti tutta, un po' come i miei. "Altro che papaja, Querida - fa piombandomi in casa la mia sorella nell'arte -: ta-daan, fiori di Bach: ti ho portato Olive, così non ti stanchi, non ti sciupi e non t'addormenti più sul tram" (in effetti l'altra sera sono venuti a recuperarmi  dall'altra parte della città). E all'Errante: "Tieni, per te invece ho preso Heather". "Uh - gli fa il verso quell'altro -, in effetti mi manca Fantastico". "No - ribatte secco e garrulo la mia sorella indomita - quattro gocce fanno miracoli contro l'egocentrismo". Eh sì, è amore. Fiori o non fiori, realizzo che c'è una sola cosa da fare: mi tiro dietro la porta e "dò sfogo alla mia turpe voglia", come canta Guccini: lo ascolto, Bach.

giovedì 1 marzo 2012

Disperata, erotica e stomp

Non sopporto quando mi chiedono "Come stai?" quando si vede lontano un miglio che sto male, né "Va meglio, oggi?" quando è palese che sì, passata è la tempesta. Odio la retorica, i piagnistei, le frasi fatte e chi si lamenta a prescindere, che finisce dritto nella black list di quelli che tengo a debita distanza. E l'embargo a volte può durare giorni, altre mesi, poche per sempre. Preambolo per dire che la morte di Lucio Dalla mi tocca, e pure di molto. Perché di ricordi si campa tutti, soprattutto quando si fanno "patrimonio nazionale".

Nel mio strapiccolo claustrofobico, ricordo quando telefonavo la domenica mattina in radio a mio zio, per chiedergli di passare "Attenti al lupo" o quando scoppiai in lacrime in macchina davanti a un mio ex cantando - e irrimediabilmente storpiando - "Tu non mi basti mai". Qualche giorno fa, poi, canticchiavamo in casa "Canzone", con Robbo, perché c'è Napoli dentro ed è rasserenante: io con lo strofinaccio intrecciato sulla testa, lui coi mestoli in mano.

E poi ritorna quel giorno di quasi sette anni fa, quando lo incontrai, Lucione, per caso, in una libreria a Milano. Sola io, solo lui. Si aggirava, come me, tra gli scaffali. Allora mi avvicinai e lo colpì "Sostiene Pereira" di Tabucchi, che avevo in mano. Pochi istanti dopo andò a rifugiarsi nella tabaccheria di fronte, perché gli mancava il sigaro. Io ero scesa da un paio d'ore dal treno, il giorno dopo avrei avuto i test per la scuola di giornalismo. Insomma, "tutti e due a far qualcosa di importante, di unico e di grande".