martedì 28 aprile 2009

Aggiungi un posto a tavola

Dopo aver visto in televisione un documentario sul Medioevo che pullulava di terremoti, bancarotte, carestie, epidemie, dazi, balzelli, crociati, pirati, monaci questuanti, profeti di sventura e cavalieri che vollero farsi re.
Dopo essermi accorto che non era un documentario sul Medioevo, ma un’edizione del telegiornale (forse la presenza di Capezzone e Cicchitto avrebbe dovuto insospettirmi).
Dopo essermi alzato dalla poltrona e aver controllato che il ponte levatoio e le sbarre - pardon, l’antifurto e le grate - fossero in grado di reggere l’urto dei clandestini accampati giù a valle.
Dopo aver infilato l’elmo - il casco - sulla testa per proteggermi dai pericoli della strada, la mascherina sulla bocca per proteggermi dall’influenza suina (se si incrocia con l’aviaria avremo i famosi porci con le ali), l’impermeabile sulle spalle per proteggermi dalla bufera che imperversa nei cieli, il giubbotto antiproiettile sulle zone sensibili per proteggerle dall’insidia degli orchi e i peli sullo stomaco per proteggerlo dal ricatto dei postulanti che si assembrano ai semafori con l’occhio liquido.
Dopo aver fatto tutto questo, redatto testamento ed essermi confessato, ho preso la decisione più perigliosa della mia vita. Ho aperto la porta e sono uscito di casa.

Massimo Gramellini, Tempo di eroi, su La Stampa di oggi

lunedì 27 aprile 2009

Turista, non fai da te?

Avventura (a lieto fine) a largo delle coste somale. Ascoltate qui

mercoledì 8 aprile 2009

Nel grembo della terra ho seminato un grido


"J'Abbruzze... ciada' veni'... pe' vvede' je sorrise strette deje contadine, l'abbraccio delle donne, le'ndustrie che hann pers e la terra che vvo' vence... sempre... anche quanne fa male cusci'! J'Abbruzze è lla terra me' e i' me sende sole quanne me dicene "ma addo' sta?"... ma i' me sende forte quanne po' ce lle diche!!! Spigni Compa', rinasce più forte ogni vorta l'Abruzzo".


Ho scoperto una cosa che non credevo di avere e l'ho scoperta nella maniera peggiore, col dolore. Provando dolore e un senso di inadeguatezza e di impotenza mai provato nella vita. Ho scoperto l'orgoglio di essere nata lì, di essere cresciuta lì, di sentire di dover tornare lì ogni qual volta ho bisogno di sentirmi rassicurata dalle mie radici. E soffro. Vorrei sentire meno stronzate, meno opinioni di perfetti ignoranti che in un momento del genere si ergono a esperti, meno frasi fatte, meno sciacallate, comprese quelle dei colleghi giornalisti che devono fare sempre quelli che hanno capito tutto. Abbiate rispetto per il dolore - che non possiate mai provare ma -, che non essendo dei nostri, non potrete mai capire. Siamo abruzzesi, inscalfibili per natura, siamo il popolo che forse più di tutti si riconosce nella sua proverbiale testardaggine, i suoi paraocchi che alla lunga portano all'obiettivo, la capacità di aspettare il momento buono. Che arriva sempre e ripaga del sacrificio subito. Chi semina raccoglie, ci insegnano quando siamo bambini. E questa stessa mia gente saprà uscire anche da questo inferno. Gli abruzzesi ce la fanno.
(Foto Ansa)

mercoledì 1 aprile 2009

Centinaia di questi anni, Tel Aviv


Tel Aviv compie cent'anni e al suo primo secolo arriva in splendida forma. Sintesi estrema: 400mila abitanti, business, cultura, movida, tecnologia, tendenze, atmosfera da Manhattan Londra Berlino Parigi, età media 30 anni, un arenile e una luce incredibili, il più ricco esempio al mondo di edifici Bauhaus (patrimonio protetto Unesco), vitalità ed energia mai viste, un'edizione di Time Out da fare invidia, bistrot, jazz, teatri, ristoranti, mostre, concerti, balli, gallerie d'arte, rave party, ritrovi gay, shopping.

"Tel Aviv è un ritmo". Definizione/sensazione perfetta quella di Dan Muggia, 55 anni, laurea in cinema alla Beit-Zvi Drama School, master newyorkese, critico e curatore di festival (a Milano ha appena organizzato la rassegna del film israeliano), docente al Sapir College di Sderot ("Record di otto razzi Kassam in una sola lezione"). Felpa nera, pantalonacci beige, starebbe bene in una storia di Woody Allen: "Se ami le atmosfere vibranti, puoi vivere solo qui. E' come New York però mia figlia 14enne esce la sera, io sono tranquillo, mio figlio di 8 gioca a pallone sotto casa". "In più sono israeliano". E riesce a studiare Valzer con Bashir, Beaufort, Yossi&Jagger, le grandi opere che da qui sono venute e verranno.

Grazie a Stefano Jesurum