lunedì 20 settembre 2010

Come te nessuno mai


Subito in vetta alla mia hit-parade dei giorni indimenticabili. E prima ancora di incontrarlo sapevo già che tanto sarebbe andata così. L'ho aspettato facendo il conto alla rovescia dei giorni e poi dei minuti, immaginando la scena nella mia testa, come provando davanti allo specchio, pensando e scegliendo accuratamente parola per parola.
Avrei avuto l'occasione per chiedergli qualunque cosa, compreso che fine ha fatto Nuni e se nel corso della sua vita ha più reincontrato il piccolo arabo che volò giù dall'albero. Prima che lui diventasse Amos Oz, quando se ne andava in giro sgambettando per Gerusalemme, come fanno i bambini, senza poter immaginare allora che da grande avrebbe regalato al mondo una "visione senza filtro", come ha saputo sintetizzare perfettamente Moni Ovadia, che nessuno mai.
Di quelle mani strette nelle mie, di quegli occhi di una limpidità mai vista in altri occhi, di quel senso di calore denso che sentivo dentro mi resta questa sensazione, come di un sogno. Incredibile, com'è ovvio, ma vicino e nitidissimo.

lunedì 6 settembre 2010

Come me stessa

Una voglia tremenda di papaya, di quelle che ti prendono e non mollano più. Mi vesto e penso di scendere in strada per andarla a cercare. Mi serve un compagno d'avventura che non si formalizzi troppo per l'orario - mezzanotte e quaranta -. Allora telefono a Vinicio che ormai, come una brava tata, si materializza e mi asseconda. Cominciamo a girarci Milano in bicicletta, uno che pedala, l'altra che frena e si lamenta per il pavè. Un'auto ogni tanto, qualche tram che stride sulle rotaie. Guardiamo com'è la notte al Ticinese, in viale Abruzzi, via Porpora, piazza Aspromonte. E poi andiamo più su, tocchiamo la Bovisa, pensiamo ai panettieri, a chi lavora in radio, agli operai che passano ai tornelli a notte fonda, agli infermieri e ai medici negli ospedali. Isola, via Farini, il Monumentale, con i disperati che ci vengono incontro per qualche moneta. Ovviamente la papaya non l'abbiamo trovata. "Ordinanze anti-degrado", le chiamano. E lo scrivo mentre a Milano rimbalza il solito triste spettacolo sull'opportunità o meno di costruire una moschea. Che verrebbe usata né più, né meno per fare quello che la stragrande maggioranza dei cristiani fa in chiesa (esulando dal caso Claps e dalla tumulazione di De Pedis, ovvio). Osservo poco e pratico ancora meno ma "Ama il prossimo tuo come te stesso" non l'ho certo lasciato detto io, ai posteri.