venerdì 25 gennaio 2008

Meditiamo, gente, meditiamo






"Mi scusi Presidente/ se arrivo all'impudenza/ di dire che non sento/ alcuna appartenenza./ E tranne Garibaldi/ e altri eroi gloriosi/ non vedo alcun motivo/ per essere orgogliosi./ Mi scusi Presidente/ ma ho in mente il fanatismo/ delle camicie nere/ al tempo del fascismo./ Da cui un bel giorno nacque/ questa democrazia/ che a farle i complimenti ci vuole fantasia". (Giorgio Gaber - Io non mi sento italiano)

martedì 22 gennaio 2008

Gli ultimi giorni di Gaza


L'immagine di uomini e ragazzini che si accalcano davanti ad una delle poche panetterie rimasta aperta in tutta la Striscia. Le candele che si accendono al calar del sole per far fronte al taglio dell'energia elettrica. E le automobili, i motorini, i camion ridotti a carrozzoni ambulanti costretti a non partire. Che tanto, dove si potrebbe andare? Questi sono gli ultimi giorni vissuti da Gaza, dove vive circa un milione e mezzo di persone - numeri che ne fanno una delle zone più densamente popolate della Terra - e dove il reddito medio per famiglia non arriva a 60 dollari al mese. Sessanta dollari, o euro che siano, da noi si riesce a spenderli andando un paio di volte al supermercato.

Gaza vive in emergenza umanitaria da sempre. E la povertà e la fame dei suoi abitanti non sembrano certo una priorità per le eminenze filo-Hamas, assorbite, rese cieche e sorde dall'odio verso i vicini israeliani, sempre prese e pronte a elogiare lo stillicidio dei lanci di Qassam su Israele. Il governo di Olmert ha deciso di allentare il blocco. Ha riconosciuto che non è certo quella la strada per ammonire e difendersi da chi in mente e nel cuore vede solo "jihad fino alla vittoria o al martirio" (Così Mahmoud Zahar, capo di Hamas, al "Corriere").

mercoledì 16 gennaio 2008

Un marziano in Italia



Quello che più rattrista è la distanza di questo papa dalla gente. Cosa risaputa fin dall'inizio del suo pontificato. E' questa una delle ragioni per le quali ogni volta che proferisce parola, dispensa pareri, emana sentenze, finisce col gettare benzina sul fuoco. E la crepa si fa sempre più profonda. Qui non c'entra l'essere credenti o meno. Quello che non riesco a capire è dove "l'Italia dovrebbe vergognarsi".

Lo sostengono all'unanimità politici (e a questi ci siamo assuefatti. Tanto, non fanno che sproloquiare e pontificare dai banchi di Montecitorio con modi ed esiti per nulla edificanti, almeno nel 90% dei casi) e uomini dell'informazione, quelli che dovrebbero avere la schiena talmente dritta da riuscire a spiegare quanto accade senza schierarsi da una parte o dall'altra.

Dovessi spiegare a un marziano la notizia del giorno, riassumerei così:

1. Il rettore della principale università romana invita il papa a tenere un intervento in aula magna durante la cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico.

2. Alcuni prof e una parte degli studenti dicono "no grazie" e manifestano il loro dissenso come si è sempre visto fare in una qualsiasi università dal '68 ai giorni nostri: cortei, striscioni, collettivi, occupazioni. (A questo punto proverei a spiegargli anche, en passant, il significato delle parole scritte e urlate - come l'abusata "laicità" -, i riferimenti alla storia personale di un certo Galileo, scorrerei con lui alcuni punti del c.v. del cardinal Ratzinger - lo ammetto, con una certa malizia - e la tendenza italica a strumentalizzare ormai ogni parola e gesto per desolanti fini politici)

3. Il Vaticano emana un comunicato in cui si spiega che il papa ha deciso di "soprassedere alla visita". In altre parole, Benedetto XVI se ne sta nei suoi appartamenti. Motivo ufficiale: si teme per la sua sicurezza.

A questo punto il marziano mi chiederebbe se in Italia conosciamo la libertà di espressione, la tolleranza, il diritto al dissenso. Sì, sì, sì, risponderei io. Il papa sarebbe andato, i ragazzi avrebbero manifestato, chi voleva avrebbe assistito, gli altri amen. E allora cosa è successo di tanto terribile? (Visto che il mio marziano è anche cinico, infierirebbe) Non siete voi cattolici i paladini del dialogo e dell'accettazione del diverso? Ma quale vergogna, è una tristezza infinita. E a questo punto, mi sento autorizzata a soprassedere anch'io.

mercoledì 9 gennaio 2008

Hillary? Chiagne 'o muort e...


Leggo sul sito del Corriere:

"Sondaggisti e commentatori tv l'hanno subito ribattezzata «la vittoria da effetto lacrime», forse per coprire il flop clamoroso delle loro previsioni completamente sbagliate. Sbriciolando tutti i pronostici della vigilia, ieri sera Hillary Clinton ha vinto a sorpresa le primarie del New Hampshire, rilanciando una campagna che l’influente sito di destra Drudge Report aveva dato per «morta e sepolta» soltanto alcune ore prima. Dopo uno spoglio da cardiopalma di circa quattro ore, l’ex first lady ha vinto con il 39% dei suffragi, contro il 37 di Obama, il 17 % di John Edwards e il 5 % di Bill Richardson. Eppure alla vigilia il front-runner Obama era in vantaggio di ben 12 punti in alcuni sondaggi. (...) La vittoria di Hillary è arrivata in larga misura grazie alle donne, di ogni età e ceto sociale, che hanno fatto quadrato attorno a lei in nome della solidarietà femminile. In uno Stato dove molte di loro sono al vertice, hanno votato per Hillary il 47 % delle elettrici, a differenza di quanto avvenne in Iowa, quando la defezione del gentil sesso la fece arrivare terza, dietro Obama e John Edwards. Ad invertire le sorti di Hillary, secondo gli analisti, è stato il cosiddetto «effetto lacrime»".


Resta ora da vedere come si pronunceranno nei prossimi giorni gli ispanici e i neri americani. Certo è che la rimonta di Mrs. Hillary Roham Clinton suscita un (superficiale quanto azzeccato?) istintivo commento: "Chiagne 'o muort e fott 'e vivo".