martedì 14 agosto 2012

Girotondo

In macchina, in tre, nei dintorni de L'Aquila: Ottocento e poi re Carlo, che tornava anche allora da Poitier. Ti ritrovo dieci anni dopo, in un paese nel cuore della Marsica, nel cortile di un castello di cui ignoravo l'esistenza fino a tre ore prima, raro gioiello che il terremoto - l'altro, il nostro - ha voluto in piedi: come faccio a dirti che di te serbo un ricordo splendido? Sul palco, interpreti brani - con altri, tra gli altri - di Silone e Flaiano e Ovidio e Janni: un reading di letture dedicate all'Abruzzo, che ha selezionato Dacia Maraini. Accanto ho la mia sorella vera e davanti agli occhi anche Piera Degli Esposti, che ha letto un brano di Natalia. La ritrovo la sera dopo, la mia Natalia Ginzburg: un estratto di pochi secondi di una sua intervista saltata fuori da chissà quale teca Rai, mentre vengo accolta in una vecchia cucina di Santo Stefano di Sessanio. Quello stesso pomeriggio la voce di Franco Battiato risuonava da dentro il nero di una vecchia cantina. E ancora Faber, con Boccadirosa, a Castelli, mentre un vecchio artigiano creava sotto i miei occhi un piatto, girando il tornio col piede. In mente avevo Chi si muove con grazia di Nelo Risi.

Estate di grandi ritorni, di compagnie di vita e di viaggio, di pezzi di famiglia e di storia strappati all'oblio e alle erbacce, nelle nostre Spoon River di montagna. Il Gran Sasso, finalmente, e i giganti di verde e pietra che custodiscono pace e persone, posti dove i telefoni non prendono, la mente si svuota, lo sguardo si perde, l'Errante è solo un ragazzo sveglio e ogni cosa si fa leggera: il vento di Campo Imperatore, che porta in alto, come aquiloni.