domenica 16 settembre 2012

Shanà Tovà

Con l'augurio e la speranza che sia un anno davvero buono e pieno di senso. Un anno in cui prevalga la giustizia, la verità, l'accettazione del diritto di ciascuno di vivere liberamente col solo vincolo della libertà altrui. Un anno in cui potersi concentrare di più sulla crescita individuale e collettiva. Un anno di rinnovamento e di continuità, di sviluppo e di approfondimento per tutti noi.

Sarà durissima ma sento che ce la posso fare. A noi due, 5773.
Shanà Tovà Umetukà

venerdì 7 settembre 2012

Nostro anche se ci fa male

In nulla riesce l'Onu, né la Lega Araba. Emergenza umanitaria, dice la Croce Rossa. L'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati lancia l'allarme - sono migliaia di migliaia - come altrettanti sono i bambini, dice l'Unicef, fagocitati e travolti dalla guerra che sta insanguinando la Siria. Perché di guerra si tratta: la chiamano crisi, conflitto, violenze, ondata di violenze. Non molto tempo fa, era tra quelle nazioni in cui l'Occidente illuminato riscontrava segnali di primavere, mai arrivate da nessuna parte, mi pare. Tempo fa - quattrordici mesi fa, per l'esattezza - incontrai a un convegno sull'integrazione un ragazzo figlio di genitori siriani. Raccontava di Aleppo, posto da mille e una notte, gli dicevano gli occhi. Non ricordo il nome, non saprei come arrivare a lui adesso, ma quanto vorrei leggerglielo ancora nello sguardo.

Come si fa a dormire sonni sereni in quelle che in altri anni, e davanti ad altre barbarie, Primo Levi chiamava "le vostre tiepide case"? Quei corpi senza più calore, quelli dei morti siriani, pesano sulle nostre coscienze. Su ciascuno di noi, perché nessuno fa niente per fermare lo scempio e si è tutti bravissimi a fingere che non ci riguardi.

Gli Yamim Noraim si avvicinano. Mi guardo dentro, cerco confini, misuro limiti, poi li accantono, pensando ai miei prossimi, a quello che è altro da me. L'Errante è via, stasera. Con la mia sorella nell'arte guardiamo per la trilionesima volta "Tutto su mia madre" di Pedro Almodovar: tra tutti i suoi film, quello finora ineguagliato. Penso all'Hidalgo, che continua invece ad aggirarsi per gli Abruzzi: panorami, primi freddi, ratafià e il museo di John Fante. Tempo d'armistizio, mi dico. In fondo, sono anche casa sua.