mercoledì 1 agosto 2007

Pubblico/privato e le frontiere di nonno Internet

“Non c’è più la possibilità di segnare un confine con criteri oggettivi tra sfera pubblica e sfera privata, perché ciascuno tende a ridefinire questo confine in ragione delle proprie esigenze, pulsioni, bisogni, interessi, gusti”. Parola di Stefano Rodotà, ex Garante della privacy e docente all’Università “La Sapienza” di Roma, intervenuto al seminario “Multimedialità e interattività: quali conseguenze per le etiche, le estetiche e le politiche della nostra società?”, organizzato dal Consorzio Campus Multimedia In.formazione presso l’Università Iulm.
Rodotà ha citato tra i vari esempi, la lettera scritta da Veronica Lario e pubblicata dal quotidiano “La Repubblica” lo scorso febbraio: “In quel caso il modo tradizionale di segnare il confine tra sfera pubblica e privata è completamente saltato. Se voglio tutelare la sfera privata – ha aggiunto il professore -, devo chiuderla allora in un alone di riservatezza”.
L’incontro, ideato nell’ambito del Master in Management multimediale, è il primo di un progetto di seminari dedicati al rapporto tra i valori della società contemporanea e le innovazioni della comunicazione. Come i nuovi media digitali influenzano la sfera pubblica e quella privata e qual è il ruolo che svolge l’innovazione tecnologica nell’ambito delle relazioni sociali? Sono alcune delle domande che sono state poste nel corso della conferenza anche a Giuseppe Mantovani, professore all’Università di Padova. “Sono saltati i confini tradizionali, e quindi abbiamo difficoltà a costruirci una cornice - ha spiegato Mantovani – soprattutto dal momento in cui abbiamo a che fare con delle reti globali o con continue rilocalizzazioni che portano a far emergere il problema dell’identità”.
Se delimitare la sfera privata si fa via via più difficile, diventa allora più facile apparire? La questione, secondo Rodotà, non è così semplice: “Nella mia vita precedente – ha ironizzato l’ex Garante -, quando mi occupavo di tutela della privacy, alcuni che avevano scelto in modo deliberato e aggressivo di apparire, ovvero quelli che erano stati concorrenti del “Grande Fratello”, a un certo punto si sono rivolti al Garante perché si sentivano violati nella loro sfera privata. E questo dopo che avevano scelto di spogliarsi di ogni minimo brandello di riservatezza”.
L’argomento non riguarda soltanto i soggetti più esposti mediaticamente, coinvolge tutti senza distinzioni, dal momento in cui “siamo sparsi in centinaia di banche-dati”- ha infatti evidenziato il professore -, la maggior parte delle quali ci resta “inconoscibile, al punto che potremmo ricostruire la nostra identità attraverso un pellegrinaggio senza fine”.
Una realtà, quella attuale, che si evolve attraverso un flusso di informazioni inarrestabile e illimitato, onnipervasivo e inevitabile. Un sistema dove le etiche, le estetiche e le politiche cambiano forma e si ridefiniscono di continuo. Rodotà ha sottolineato che il mondo della comunicazione vive in un presente dominato da siti come “YouTube”, dove è possibile caricare i propri filmati, che talvolta diventano notizia. Basti pensare a quelli che attestano il disagio nel mondo della scuola, finiti nei telegiornali. Il professore ha, inoltre, ipotizzato un futuro dove pratiche come l’impianto di microchip sottocutanei potrebbero essere considerate usuali, così come lo sono oggi quelle di piercing e tatuaggi. Infine, ha lanciato una provocazione: “Qualcuno ci dice già che Internet è vecchio…”. (Maggio 2007)

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