martedì 22 gennaio 2008

Gli ultimi giorni di Gaza


L'immagine di uomini e ragazzini che si accalcano davanti ad una delle poche panetterie rimasta aperta in tutta la Striscia. Le candele che si accendono al calar del sole per far fronte al taglio dell'energia elettrica. E le automobili, i motorini, i camion ridotti a carrozzoni ambulanti costretti a non partire. Che tanto, dove si potrebbe andare? Questi sono gli ultimi giorni vissuti da Gaza, dove vive circa un milione e mezzo di persone - numeri che ne fanno una delle zone più densamente popolate della Terra - e dove il reddito medio per famiglia non arriva a 60 dollari al mese. Sessanta dollari, o euro che siano, da noi si riesce a spenderli andando un paio di volte al supermercato.

Gaza vive in emergenza umanitaria da sempre. E la povertà e la fame dei suoi abitanti non sembrano certo una priorità per le eminenze filo-Hamas, assorbite, rese cieche e sorde dall'odio verso i vicini israeliani, sempre prese e pronte a elogiare lo stillicidio dei lanci di Qassam su Israele. Il governo di Olmert ha deciso di allentare il blocco. Ha riconosciuto che non è certo quella la strada per ammonire e difendersi da chi in mente e nel cuore vede solo "jihad fino alla vittoria o al martirio" (Così Mahmoud Zahar, capo di Hamas, al "Corriere").

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