giovedì 19 giugno 2008

Anche per oggi non si vola

(ANSA) - GAZA/TEL AVIV, 18 GIU - C'e' Mohammed Zaida, un gioielliere, che gia' prepara i documenti sognando un viaggio in Italia. C'e' Sami, tassista di mezza eta', che spinge fuori dal garage la macchina ferma da diversi giorni, pregustando di poter finalmente fare un pieno di benzina come Dio comanda. E c'e' Nura, 8 anni appena compiuti, che aspetta solo di tornare a scartare un cioccolatino, come a Gaza - da mesi - non se ne vedono quasi piu'. Hanno un profumo e uno spessore diverso le speranze della gente della Striscia di Gaza, in questo giorno di vigilia e di attesa per una tregua che tutti s'augurano possa significare riapertura dei confini alle merci e alle persone. E che tutti temono sia destinata a ''non durare''. I dirigenti di Hamas, il movimento radicale al potere da un anno in questa porzione di territorio palestinese dopo la rottura violenta con i rivali di Fatah del presidente Abu Mazen e la separazione di fatto dalla Cisgiordania, non si sono risparmiati nel battage pubblicitario. Il cessate il fuoco con Israele, mediato dall'Egitto, viene presentato come il premio conquistato sul campo da chi (loro) ha rifiutato di chinare il capo contro un nemico preponderante e ha sfidato 12 mesi di isolamento pressoche' totale e di chiusura blindata dei varchi di frontiera imposta da Israele. Per molte persone comuni si tratta pero', piu' che altro, di aspirare a una boccata di ossigeno nella vita di tutti i giorni dopo un anno di ordine nelle strade (l'ordine di Hamas), ma anche di ristrettezze d'ogni genere. Un anno che qualcuno definisce ''miserabile''. ''Sono molto felice di questa tregua, se verra', perche' dopo tanto penare spero che il business riprenda, che la vita riprenda'', dice all'ANSA Mohammed Shani, presidiando l'ingresso del suo negozio di vestiti, desolatamente vuoto, nel centro di Gaza City. ''Certo - puntualizza -, non credo che la calma reggera' a lungo, i governi d'Israele non hanno mai rispettato gli impegni verso di noi, ma se davvero aprono qualche varco cerchero' di fare piu' scorte che posso''. Un altro punto dolente e' la benzina, filtrata con il contagocce da quando Gerusalemme ha stretto la morsa ai confini, razionata a livelli minimi e disponibile al mercato nero a prezzi folli (fino all'equivalente di 8 euro al litro). Sami Higgo, un tassista quarantenne, sta appestando l'aria versando scadentissimo olio da cucina nel serbatoio della sua vecchia Mercedes, chiusa in garage da giorni. Come tutti non parla che della tregua. ''Ancora non ci credo di poter tornare a far benzina in una normale stazione di servizio senza code ne' coupon - taglia corto -, guido il taxi da 20 anni e questi mesi sono stati i peggiori della mia vita''. Secondo i calcoli dell'economista Ala al Araj, il 97% dell'attivita' industriale si e' fermata nell'ultimo anno nel regno di Hamas. E 35.000 lavoratori disoccupati ''dipendono oggi dai residui aiuti di qualche Ong anche per mangiare''. Abu Iyad, 55 anni, sei figli, e' uno di loro. Ha dovuto ritirare il maggiore dall'universita'. ''Era bravo, mi sento umiliato - mormora -, spero solo che la tregua mi ridia un lavoro''. Abu Salama, un ex miliziano di Fatah sconfitto nel giugno del 2007 da Hamas e finito per qualche tempo anche in prigione, la butta in politica. ''Hamas, con tutti i suoi slogan, si piega a un cessate il fuoco con Israele solo per restare al potere - sentenzia -, che senso ha il sacrificio di chi e' stato ucciso dagli israeliani? Nessuno''. Un po' diversi sono i problemi di Abu Ahmed, 40 anni, che fa lo spallone attraverso il tunnel scavato sotto il valico di Rafah, unico sbocco della Striscia alternativo al territorio israeliano, verso l'Egitto. ''In questi mesi ho contrabbandato di tutto - ammette - dal latte alle medicine agli autoricambi, guadagnandoci 400 dollari a trasporto''. Un capitale, da queste parti. E tuttavia anche lui dice di preferire la tregua e ''un business legale, se Dio vuole (Inshallah)''. Specialmente da quando - conclude sibillino - ''i controlli hanno fatto crollare il commercio di armi''.

(di Safwat al-Kalhout e Alessandro Logroscino)



Poco prima dell'inizio della tregua tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza un palestinese, secondo quanto riferito dall'unità d'emergenza palestinese, è rimasto ucciso in seguito ai tiri israeliani. L'uomo, la cui identità non è stata immediatamente resa nota, è stato colpito da un tiro dell'esercito israeliano a Johr Al-Dik, a sud di Gaza nel centro della striscia, rileva la fonte. Non è stato possibile sapere immediatamente se sia stato colpito in un raid aereo o da fuoco via terra. Un portavoce dell'esercito israeliano ha detto che la notizia è oggetto di verifica.

(Dal sito dell'Ansa)

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