mercoledì 7 novembre 2012

Nuotando nell'aria

Devo alla libreria Luxemburg di Torino profonda gratitudine per avermi fatto scoprire Aharon Appelfeld. Quello è ormai uno dei miei posti dell'anima. "Appelfeld? Il più grande - mi dice il mio amico Angelo - Grossman, Yehoshua... Vedrai, niente a che vedere, un'altra cosa". Da lì a breve scopriamo che avrebbe partecipato a Torino Spiritualità: purtroppo, non ce l'abbiamo fatta ad esserci, per la serata in programma alla Cavallerizza Reale. Così ho iniziato, a mo' di consolazione, il suo "Storia di una vita": uno dei libri più belli mai scritti. Intenso, talmente forte da sentirtelo sulla pelle, da sentirla tua quella testimonianza, uno straordinario esempio di letteratura che si fa bene comune, patrimonio collettivo, esperienza universale, profondamente umana eppure assolutamente intima. Altro dal resto, letto e scritto. Si sente il respiro, è carne viva la scrittura di Appelfeld.

Pagine su pagine, di un progetto che ormai è tela di Penelope, di vita presa dagli eventi, assorbita dai pensieri, dalle decisioni da prendere. Resto qua, comunque. Anche ora che Roma s'è presa l'Errante. Glielo affido come fossero i miei occhi. In fondo, l'Errante fa comunque l'errante, cambia niente, mica. La bella mostra di Guttuso: "I funerali di Togliatti", il "Padre Giotto", "Gott mit Uns". Poi il Ghetto e quell'aria di casa, i pranzi da "Notta Betta". Milano. E non è facile, dovresti credermi, sentirti qui con me. Cos'è che manca?

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