giovedì 3 ottobre 2013

These days

A volte ritornano. Col caschetto, la corda, la daisy chain. A dormire presto, il venerdì sera. Io e l'Hidalgo. Con un gran groppo alla bocca dello stomaco. Andiamo perché è ora. So meglio cosa è stato. E quanto m'è costato. Serena, viva. Sento la roccia, calda, sotto le mani. Mi avvicino piano, con rispetto. Aderisco a lei, con soggezione. Mi sembra di sentirla respirare.

Sale veloce l'Hidalgo, dopo poco sparisce. Fa la via. Resto sola. Piano, piano, i muscoli che tirano. La schiena, le braccia. Mi ricordo delle gambe: "Puntale! Punta le gambe, Ci, o ti sfianchi!'", mi gridavi, da giù. Sento il respiro più corto. Mi cerco. Inizio a tirare. Salgo.

In sosta. Uno strapuntino su cui ci stiamo a malapena seduti in due. C'è il tuo amico adesso con me. Voglio un bene dell'anima ai suoi occhi buoni. Facciamo due conti: ora facciamo settantasei anni in due. Ci siamo conosciuti che ne facevamo sessantasei. Gli sono da poco spuntati dei bellissimi fili d'argento tra la barba.

"Allora. Voglio sentire da te, com'è andata lassù", mi fa. Glielo dico. Ripercorro, ricostruisco, ricordo: mi spunta addirittura un sorriso. Ripenso poi a come non avrei voluto vederti e invece. Mi viene anche da piangere, dopo. Il cielo cambia, mi ricordo della parete. Non voglio scendere. L'Hidalgo si rimette in piedi. Rido. Salgo. Tiro. Arrivo. Chiudo.

Nessun commento: