sabato 5 dicembre 2009

Dieci, cento, mille Tettamanzi


«Mi ha colpito nei giorni scorsi, a seguito dello sgombero di un gruppo di famiglie rom accampate a Milano, la silenziosa mobilitazione e l’aiuto concreto portato loro da alcune parrocchie, da tante famiglie del quartiere preoccupate, in particolare, di salvaguardare la continuità dell’inserimento a scuola – già da tempo avviato – dei bambini. La risposta della città e delle istituzioni alla presenza dei rom non può essere l’azione di forza, senza alternative e prospettive, senza finalità costruttive».

Dallo sgombero delle famiglie rom di Rubattino al rischio di infiltrazioni mafiose nei cantieri delle grandi opere, dalla crisi economica all'Expo, dall'abuso di alcol e droga alla questione del crocifisso nelle scuole: sono alcuni dei temi affrontati dall'Arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, nel tradizionale discorso alla città di venerdì 4 dicembre nella basilica di Sant'Ambrogio. Il titolo del discorso, «Milano torni grande con la sobrietà e la solidarietà», sottolinea l'auspicio di fondo del cardinale: dare un senso nuovo al desiderio, legittimo, di «rendere grande Milano». «Siamo consapevoli che non bastano gli edifici, i ponti, i grattacieli, le strade a rendere ricca e interiormente viva una città. Da sempre – a Milano e ovunque – sono gli abitanti la ricchezza più grande di una città».

Conoscete ormai quanta stima nutra per questa persona, per l'intelligenza e la forza d'animo di questa persona. Conoscete anche la mia avversione verso le gerarchie ecclesiastiche. E sapete anche quanto il buon Dionigi ne rappresenti un'eccezione. Figurarsi se uno del genere potranno mai farlo papa, avevo scritto un bel po' di tempo fa. Già.
(Foto Fotogramma)

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