lunedì 30 novembre 2009

Sin ti jamas

Dell'iniziativa ne ho sentito parlare per la prima volta da Emma Bonino durante la seconda edizione degli Stati generali degli immigrati, sabato scorso a Milano. Si chiama “24 ore senza” ed è una forma di protesta, ma credo sia meglio definire di dimostrazione, ovviamente pacifica, pensata dagli immigrati che vivono in Francia. Il concetto è tanto semplice quanto rivoluzionario: consiste nell'astensione da parte di tutto il corpo immigrato da qualunque tipo di attività in grado di produrre effetti economici ma non solo. Per un giorno intero non si lavora, non si compra, i bambini non vanno a scuola, non si accende la tv. Così, per rendere rapidamente ed efficacemente l'idea di come se la caverebbe il Paese senza di loro e, soprattutto, senza l'apporto del loro lavoro.
Sarebbe davvero interessante vederla in atto anche in Italia. Così, tanto per riprendere a discutere solo dopo di cassaintegrazione, croci sui muri e sul Tricolore (che quando fa comodo si ricorda che è il simbolo dell'identità e dell'unità nazionale), campanili e minareti. Quando quel giorno verrà sarò tra quanti, ventiquattr'ore dopo, scenderanno in strada e punteranno il dito.

Gli Stati generali, son tutti qua

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