lunedì 23 agosto 2010

Nel grembo della terra ho seminato un grido. Quattro


E' andata così: sono salita in macchina e mi ci hanno portato. Tre giorni dopo aver detto al mio amico Gab: "Non ancora, perché non me la sento". Poi ho pensato che era giusto tornare a L'Aquila, perché era ora. E ho avuto la reazione che ho avuto, com'era prevedibile. E ovviamente ce l'ho avuta a Collemaggio, l'ultimo posto che avevo visto prima dello squarcio, il Conservatorio, perché mio fratello mi aveva portato con lui.
Mi sono infilata in una giungla di imbragature e mastodontici cinturoni di sicurezza, come quelli delle auto. Mi sono fatta coraggio e dopo tanti passi ho incontrato il cielo, dentro. Al posto della volta, c'è il cielo. E questo basta anche per il resto.

Franz Di Cioccio, Pfm, che è di Pratola Peligna, l'altra sera mi ha parlato in dialetto. Mi mancava. "Abruzzo - mi fa -, ti amo. Tutto". A modo mio, ma anch'io.

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