domenica 3 luglio 2011

C'è chi arriva presto. E chi è arrivato prima.

Cose che mi fanno venire voglia di trasferirmi all'istante (e finalmente) a Roma: "Per le strade di Roma" di De Gregori, quella dei film di Moretti, piazza Vittorio e la sua Orchestra, i Tetes de Bois e quando vado ai concerti di Silvestri, Trastevere e le viuzze del ghetto, Fellini e Flaiano, Pasolini e la Magnani, le osterie de 'na vorta e il panorama notturno, i racconti di una mia prozia, classe 1909.

Poi succede che Roma negli anni è cambiata. Che se fai "caciara" di notte ti ritrovi in fin di vita, come il ragazzo musicista aggredito qualche giorno fa , se sei gay e passeggi per strada col tuo compagno idem, così come se lasci aperto il tuo negozio fino a tarda notte, soprattutto se arrivi dall'Estremo Oriente. E poi c'è tutta l'altra casistica, quella che non ce la fa a conquistarsi lo spazio dei giornali. "E' diventata pericolosa Roma Ci', pensaci bene", mi fa la mia amica che ci vive da un po' di anni, che la ama e che la respira da sempre.

Un paio di settimane fa, invece, qua a Milano ho portato con me mio fratello e qualche amicizia tra le più care in assoluto che ho e mi sono decisa a fare l'esperienza di Dialogo nel buio, all'Istituto dei ciechi, che è un posto pazzesco. E' tra le cose da fare assolutamente nella vita e lo dice una che senza la dolcezza, i sussurri e l'aiuto di Michele, un ragazzo non vedente, non ce l'avrebbe mai fatta. E' finita che non volevo più uscire e a cantare tutti insieme al bar con Alina, la guida, al piano. "Così io ti prendo per mano e ti porto con me, 'ché a darsi un appuntamento, che speranza c'è? ".

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