lunedì 25 giugno 2012

Bye bye, Babele

Si chiama "Esperanto" l'ultimo capitolo di  Tra amici, opera di Amos Oz da poco pubblicata da Feltrinelli, tra le sue che amo di più. Una storia che va a incastonarsi a meraviglia tra le altre che raccontano la vita al kibbutz Hulda. Ci sono i ricordi dentro, suoi che diventano anche miei. Ci sono i miei nonni e mio papà e allora sento l'impellenza di fare aliyah nonostante l'Errante scuota la testa e sorrida: "Come vuoi che te lo dica, in esperanto?", gli avrebbe chiesto tra il serio e il faceto la mia maestra Rita.

Esperanto e bye bye, Babele. Lo dico e la mia amica traduttrice mi guarda allarmata dallo spettro dell'ipotetica disoccupazione, angosciata come l'avessi messa a sedere su un timer a orologeria. Lo dico e penso alla mia sorella nell'arte insultato per strada a Roma mentre Milano ritrova il suo festival Mix, quest'anno alla 26esima edizione, sempre con una rassegna di film emozionanti e di qualità.

Esperanto, tanto per riuscire a rendere ovvio e scontato a chicchessia che i diritti civili sono diritti universali e che come tali spettano a ciascuno e che non c'è giustizia né Stato civile finché siano appannaggio solo di alcuni.

Esperanto, ha la stessa radice di "esperanza".

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