martedì 11 marzo 2008

Kreuzberg, Pankow, Beirut

Il sole timido della primavera che si affaccia su Beirut riscalda le tende vuote di piazza dei Martiri, quelle del sit-in dell'opposizione guidata dal movimento sciita Hezbollah e sostenuta da Iran e Siria. A terra, tracce di fuochi e di pipe-narghile fumate dai giovani del servizio d'ordine del campo, mentre oltre il filo spinato e le barriere di cemento, annoiati soldati dell'esercito libanese passeggiano avanti e indietro e ti chiedono una sigaretta. Altri loro commilitoni a bordo di una camionetta attraversano invece la piazza divisa in due e si dirigono verso l'uscita nord. Qui, il milite di Hezbollah, con la sua camicia scura fuori dai pantaloni neri con i tasconi, barba rasa con baffi, aria vigile finto-assonnata, si alza dalla sedia vicina alla guardiola prefabbricata ornata con le foto del "martire" Imad Mughniyeh (ucciso il 12 febbraio scorso a Damasco "da Israele") e si prepara a sollevare la sbarra per far uscire la camionetta dell'esercito. Il Libano di oggi è anche in quest'immagine: nel pieno centro cittadino, l'esercito libanese è costretto ad aspettare che un Hezbollah gli apra la porta della "gabbia" per tornare "libero" a esercitare il suo controllo su un paese, di fatto, senza Stato.
"Linea verde", "linee di contatto". La capitale Beirut è sempre più tagliata in due, anche fisicamente. Il 14 febbraio scorso questa divisione è stata consacrata dagli eventi: da una parte, la manifestazione dei seguaci della maggioranza governativa, sostenuta da Usa, Ue e Paesi arabi del Golfo, per commemorare il terzo anniversario dell'uccisione dell'ex premier libanese Rafiq Hariri; dall'altra, i funerali di massa organizzati dal movimento sciita Hezbollah. Ma prima del 14 febbraio, erano già apparsi numerosi segnali di questa crescente spaccatura, e quella "linea verde" (così la chiamavano gli occidentali) che dal 1975 fino al 1990 ha diviso in due Beirut, oggi è tornata a sovrapporsi alle "linee di contatto" (khutut at-tamass) che tradizionalmente separano le diverse enclave confessionali della città. (Continua a leggere l’articolo su Limes)

2 commenti:

Luca ha detto...

Poco tempo fà ho visto un film, si chiama "Caramel", e racconta della vita di un gruppo di ragazze, alle prese con i soliti problemi, in una realtà a noi molto simile, se non fosse per le limitazioni che si incontrano andando in giro di notte, oppure parlare in macchina con il proprio fidanzato prima di essere riaccompagnati a casa, senza essere disturbati da un militare che può esercitare qualsiasi diritto liberamente...non so se il Libano che ho "visto" è lo stesso della realtà, di sicuro ho visto persone che ci assomigliano e come tali vogliono vivere felici....
Luca.
P.S.mi piacerebbe avere un commento da parte della blogger, è possibile? :)
Luca.

penaepanico ha detto...

...ecco il tuo blog... da vera intellettuale... brava... basta future giornaliste veline... nano nano penaepanico