mercoledì 15 dicembre 2010

Quousque tandem, Catilina?

Mi sveglia il fruscìo dei jeans. Sollevo una palpebra, poi l'altra: "Vado a Roma - mi fa - seguo le manifestazioni". "Scappa il morto, oggi - ribatto -. Seguili dalla redazione". Figurarsi.
Ho passato una giornata d'inferno, per quello che è venuto dopo. Col cuore in gola attaccata alle agenzie, lancio dopo lancio, con gli occhi incollati alle immagini degli scontri e alla schermata del telefono. La follia che prende il posto della ragione e delle ragioni: quelle dei terremotati, dei napoletani che chiedevano il diritto alla salute (che dovrebbe essere tra quelli "blindati", no? Insieme al lavoro, all'istruzione, alle condizioni di vita dignitose, alla libertà di culto. E' nella spina dorsale della nostra povera Italia, no? La Costituzione li chiama "Diritti fondamentali", o sbaglio?), dei giovani - e ormai meno giovani - ridotti senza futuro, degli immigrati sfruttati, oltraggiati, umiliati. Ogni gesto violento è stato un punto a favore di questo governo, di questa classe dirigente, degli sfruttatori, dell'Italia dei disonesti, dei furbi, degli evasori fiscali.
Le foto le abbiamo viste tutti. Le sue foto le abbiamo viste tutti: è tornato a casa quando era già mezzanotte. Va in giro con la gomitiera da due giorni ma ho potuto addormentarmi serena, ridendo in due, dopo tanta tensione, alle parole di mia mamma: "Ma quando vi decidete a fare un lavoro normale?!".
Ma alla fine siamo tornati indietro, tutti insieme. Siamo sprofondati ancora di più. Decenni di lotte, conquiste, sogni e impegno civile sono stati spazzati via in un lampo. Sono bastate poche ore, nel cuore della città che ha fatto la Storia di tutte le altre.

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