"Allora pòrtateli a casa", mi sono sentita rispondere qualche sera fa. Avrei voluto suggerire di aprire un libro di Storia, uno qualsiasi, tanto per prendere atto che le ondate migratorie esistono da quando esiste l'umanità, da quando c'è chi sta meglio e chi sta peggio. Ma il punto è anche un altro: perché non si muove l'Onu? Perché le Nazioni Unite si muovono solo quando si arriva ai gesti estremi, esasperati e piovono le bombe? (E sempre col risultato dell'elefante nella cristalleria, aggiungo).
E' il sei, ragazzi miei, è di nuovo il sei. E tutto si risveglia e realizzi che no, non passa mai. Non ho avuto il coraggio neanche quest'anno di andarmelo a trascorrere a L'Aquila, a casa. Mi risuona nelle orecchie la voce rotta dal pianto e dalla disperazione di un barista di Bazzano, a dodici ore dalla scossa. Presi per sbaglio io la telefonata, avrebbe dovuto intervistarlo una mia collega: io pronta a tornare dai miei, lui lì, senza più niente, a scavare. Roberto è partito stamattina, io non ce la faccio a seguirlo. "Ho capito, ma se sei una brava giornalista devi rimanere fredda, anche se li conosci", mi disse la mia collega, quel 6 aprile 2009. Mai pensato di esserlo.
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