martedì 17 maggio 2011

Quello che

Voglio vivere in una città che sia fatta di tante città, di tante culture, di tutte le etnie. In una città dove ci sia posto, dove la mente lavora e non si atrofizza dietro i paraventi di finte paure strumentalizzate al servizio di sedicenti politicucci, tutti mediocri. Mi fanno ridere i falsi proclami, trovo aberrante ma allo stesso tempo ridicolo lo sproloquio di quanti agitano il vessillo del pericolo della diversità. Questo bisogno impellente di difendere gli spazi per sentirsi sicuri, di alzare muri. Questa esasperazione del concetto di ordine, di pulizia, mi fa rabbrividire. Il mito della purezza è, appunto e per fortuna, un mito.

Viviamo giornate convulse, noi che viviamo e amiamo Milano. Ora bisogna crederci, perché cambiare è giusto, perché bisogna avere il coraggio di battere strade nuove. Perché l'alternanza al potere spezza i monopoli, ridimensiona gli orizzonti personali che finiscono sempre per minare quelli collettivi. Forza Milano, ma senza false illusioni. Semplicemente perché è ora e semplicemente perché siamo stufi delle menzogne, delle scorrettezze, dell'appropriazione degli spazi pubblici e mediatici da parte di chi detiene e si arroga il potere. Basta al killeraggio politico dell'avversario, allo stato d'assedio permanenete contro le istituzioni democratiche e repubblicane del Paese, alle parole lanciate come granate, alle offese, ai giornali di famiglia sguinzagliati per mistificare, diffamare e diffondere falsità.

Viviamo giornate convulse perché anche Napoli è davanti a una scelta importante. Ma sembra che da lì non possa arrivare nessun "segnale": i napoletani è come non ci credessero più. Vedo Roberto passare dalla disperazione all'indignazione in un niente: "E' come un infinito travaglio - mi fa -. Fa' conto che Napoli è come fosse Fontamara".

Fontamara.
C'ho messo vent'anni a prenderlo in mano e a leggerlo. Non ci è riuscita la maestra Rita, un mio caro amico, gli amichetti di scuola, un ex compagno, mio fratello. Poi ho capito che era ora, per capire tante cose.

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