giovedì 12 maggio 2011

Evaporata in una nuovola rossa

Salone Internazionale del Libro e weekend elettorale alle porte: nitro pura. Ieri ho lavorato 16 ore, dormito sette in due notti e il resto ridotto a sopravvivenza. Nel pomeriggio allora ho lasciato a casa telefoni e pc e sono uscita. Ufficialmente, senza meta. Poi ho capito che tanto stavo andando a parare alla mostra dedicata a De Andrè. A Genova l'ho persa, me l'hanno portata a Milano.

Il primo impatto è con le carte dei tarocchi, quelle del live al Brancaccio, nel '98. Poi è come stare in barca, la musica verso il mare. E si sentono le lacrime e l'intimità che sanno dare solo gli appunti, le parole tra le mura di casa che oggi sarebbero tristemente affidate ai post-it, libri, foto, pensieri, dischi. Un'intensità che è propria solo della scrittura e che la cosiddetta tecnologia ci sta rendendo estranea. Il piano dai tasti ingialliti, lì dove se ne appropriavano le dita, la dedica della Nanda Pivano e le "anime" dei suoi "personaggi dolenti", portati allo scoperto e in dono all'Italia intera e chissà se le saremo mai grati abbastanza.

E' la settimana dei ritorni: il mare di Genova, mio nonno a Torino, a casa mia invece ho trovato Sansone ed Andy, col cuore in pezzi. La vita, tutta un irrompere: comincio stappando quel Roero.

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