domenica 11 settembre 2011

Comizi d'amore

Del nome della nuova trasmissione di Michele Santoro me ne dà notizia il tg delle 20. Ho passato il pomeriggio in Guastalla a leggere il bel libro di Roberta Anau Asini, oche e rabbini (edizioni e/o), con buona pace della mia amica che ieri sera mi ha telefonato mentre ero in libreria:  "Non prenderai mica un altro di quei libri di ebrei che parlano di ebrei, vero?". Troppo tardi, al cuor non si comanda. Una volta ero arrivata addirittura a impormelo, per ampliare un attimo. Sono entrata in libreria con mio fratello al telefono: giro e rigiro, mi sono trovata in mano varie cose, poi ho fatto la mia cernita e sono uscita fiera di me con un romanzo sottobraccio. Via che era di Philip Roth. Almeno però ero uscita dai confini di Israele.
Insomma, ieri sera torno a casa con questo bel libretto tra le mani e due dvd di Pasolini, Teorema e Comizi d'amore, convinta di essere l'unica in un brodo di giuggiole per questo film-inchiesta sugli italiani e il sesso negli anni '60.

Scorro il palinsesto: a reti semi-unificate si ricorda il decennale della strage dell'11 settembre. Su cui è stato scritto, visto e approfondito tutto. Da quel giorno a uscirne rivoluzionato è stato anche il modo di fare giornalismo: ha insegnato a fare cronaca durante e non più solo il giorno dopo. Non c'erano ancora i social network ma l'impatto sulle nostre menti e le nostre vite credo sia stato identico.

L'11 settembre del 1973 con Salvador Allende moriva anche la democrazia cilena. Ed è ancora storia attuale, ancora una minaccia, un rischio, su cui non dobbiamo mai abbassare la guardia, su cui non dobbiamo mai smettere di vigilare. Mai, neanche per un giorno. Rhapsody in blue di George Gershwin nell'intro di Manhattan, capolavoro di Woody Allen: una delle più belle dichiarazioni d'amore di sempre.

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