sabato 15 ottobre 2011

Fiducia nel nulla migliore

Insomma sono quasi le due del mattino e Rob è da poco riapprodato a Milano di ritorno da Roma. Dopo un pomeriggio di tormenti, tiriamo il fiato. Tra poche ore sui giornali troveremo anche le sue, di foto. Intanto a casa mia sorella ci spignatta una pasta all'aglio e olio per il bello di fama e di sventura. E intanto penso che questa è la notte del 16 ottobre. E mi torna in mente quella di Roma del 1943.

Pomeriggio tremendo, dicevo. Un peccato, un autentico peccato. La rabbia, la preoccupazione, lo sconforto. Buttiamo un occhio alle prime pagine dei giornali. E' veramente svilente e sfinente com'è finita, oggi a Roma. Appena partito il corteo, mi sono tornati in mente i gruppi e le organizzazioni alteromondiste viste a Genova dieci anni fa: ecco dove sono ora, mi sono detta. Invece mi sbagliavo.

E ora? Cosa abbiamo tra le mani, ora? Ce lo chiediamo l'un l'altro, prima di consacrare il giorno che nasce alla lettura di pagine e pagine di fior di opinionisti. Noi, prima generazione di figli che staranno peggio dei propri genitori, "senza futuro" ma senza futuro per davvero, un tirare a campare continuo, senza prospettiva alcuna. Mettilo al mondo, un figlio in queste condizioni: con il rischio di ritrovarsi per strada da un momento all'altro, con le nostre esperienze e professionalità acquisite che è bene togliere dai curricula, perché intralciano nella ricerca di lavoro. Noi donne che basta un ritardo di qualche giorno per farci sentire sull'orlo del precipizio. Non adesso, non ora, aspettiamo. Ma il tempo scorre e inghiotte vita e certezze. E giorno dopo giorno, è morire a poco a poco.

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