giovedì 15 dicembre 2011

Il destino nel nome

Diciamo che avevo bisogno di sentire tirare le radici. E' la stessa identica ragione che mi riporta a Roma e che mi ha dato tanto da pensare in questi giorni di cronaca fatta di raid razzisti, rigurgiti nazifascisti e antisemiti e violenze fisiche e verbali che riaprono antiche piaghe, vorrebbero rialzare steccati, riportarci indietro, far regredire in senso civico e culturale.

Diciamo che ero molto stanca e con la testa molto appesantita e poco disposta a sentire pronunciare parole vuote. Avrei voluto vedere un amico ma poi l'uscita è saltata e allora sono entrata in un posto, convinta di sedermi e mangiare una cosa veloce dopo il lavoro. Sapevo che sarebbe però bastata un'occhiata per capirsi: è finita che ho conosciuto nuovi amici, che mi hanno letteralmente tirato nei loro discorsi. Mai visto nascere un senso di collettività tanto forte da una multa presa per un'auto in sosta vietata. "Figurati, faranno mica la multa a tutta via Washington!". Ebbene sì: multe per tutta via Washington. Lo so, forse, cosa sono, ma ho bisogno di più tempo. "Basta quello che senti - mi fa a un certo punto il mio nuovo amico -. Nu, adesso ci vuole un bel nome: per noi, ad esempio, da stasera ti chiami Rebecca".

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