giovedì 5 gennaio 2012

Vedi alla voce: Amore

Amo Milano alla follia, come Woody Allen nell'intro di Manhattan. Amo Milano e guai a chi me la tocca e le critiche sterili e i luoghi comuni su questa città - che a un certo punto della mia vita ha praticamente deciso di adottarmi - mi infastidiscono parecchio.

Amo Milano e finché me ne sto qui ho certezze assolute e niente può farmi male. Lo scrivo per ripeterlo a me stessa, ora che sono reduce da una tre giorni in cui – essendomi dovuta allontanare - ho dovuto cercare tutto il tempo di preservarmi dall'odio, come non ricordavo di averlo mai dovuto fare e a cui non ero preparata. “Ne vieni a parlare a me, delle conseguenze dell'odio, a' Ci'. Qua, per giunta”: lo scossone me lo dà il mio amico mentre passeggiamo per il ghetto. Ho deciso di fermarmi a Roma prima di proseguire per Milano: avevo bisogno di ritrovarmi, di tirare il fiato e di non impormi niente. Questa città è sempre un utero, mi inghiotte intera e poi mi rigenera, anche se ultimamente mi fa paura per il clima di intolleranza che alleva e, a tratti, coccola e protegge. Mi concentro allora sulla mia, di Roma: quella della crostata di Boccione, sempre in borsa fino al Pincio, delle librerie dell'usato, delle anticaglie e delle campane che rintoccano a ogni mezza, di Gabriella Ferri e dei gabbiani “che calano sulla Magliana”, dei turchi “arrivati all'Argentina” e dei negozi di antiquariato che non sono in via del Corso, degli autobus che non so mai dove mi portano, delle passeggiate finché reggono le gambe, delle case, che mi incanto a guardare immaginando di viverle.

Torno a Milano e torno a casa. E il resto sì, che sarà mai: che scatti pure quest'area C e il nuovo Ecopass, sopravviveremo alle orde sui mezzi pubblici, allo smog che non demorde (del resto, come potrebbe, così?) e alla crisi che morde, ai nostri lavori precari. Una sorta di inno alla vita, il mio, tanto alle brutture ci pensa l'oblio. Appuntamento con un altro amico, stavolta davanti al Quarto Stato di Pellizza da Volpedo, così da non dover dire niente. Che le parole, in fondo, cosa sono? E' la bellezza che, c'è da scommetterci, salverà il mondo.

Nessun commento: