domenica 1 gennaio 2012

Fortuna omnia vincit

Mi accorgo che l'anno è finito dall'agenda: per segnare i turni della radio ho dovuto inaugurare quella nuova. E' la stessa da otto anni a questa parte ma la cosa mi dà un piccolo moto d'animo ogni volta che la libero dal cellophane. Sveglia da poco, telefona la mia amica: ha appena finito di scrivere sul suo quadernetto la lista delle cose buone del 2011 e gli obiettivi per questo 2012. “Obiettivi – precisa -, non propositi, 'ché quelli per definizione già sappiamo che disattenderemo”. Nutro un'ammirazione smisurata per il suo zelo.

Sarà per quello che io, di buoni propositi, non ne ho manco mezzo. Mi ci ha fatto pensare ieri sera un altro amico, che a cena ce ne ha elencati una sfilza, al punto che ho dovuto mettere anche le mie dita a disposizione per portare il conto e quelle degli altri. Mi impongo di trovare un proposito buono e dopo minuti di arrovellamenti riesco a partorirlo: imparare finalmente le regole del rugby e quelle del basket, così la smetto di scopiazzare i colleghi della Gazzetta e di fingere competenza in materia. I miei amici ridono, io intanto penso che però potrei fare di meglio: questa cosa di non avere buoni propositi per l'anno nuovo mi atterrisce.

Mia sorella nell'arte invece sostiene che sarà un anno bellissimo e ricco di sorprese, per me e anche per lei, proprio perché non abbiamo aspettative. Tsé, sarà. Mi dà però tepore e mi rassicura l'idea del quadernetto della mia amica al telefono. E allora comincio a ripercorrere, agenda alla mano, situazioni, visi, emozioni, amori, lavori, posti in cui sono stata, canzoni, da gennaio di un anno fa ad oggi e scopro un mondo. E allora sì, che me ne rendo conto: la mia si chiama fortuna. E, molte volte, è pure sfacciata.

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