martedì 17 gennaio 2012

Zona Cesarini

“Fitostimoline”. Me lo scrive sul retro dello scontrino il signore al banco della gastronomia. “Fa miracoli, sa? Non si trascuri”. Ha notato il mio braccio alla Freddie Krueger e, discretissimo, mi rifila la dritta insieme al pacchettino con il pranzo. Bello quando qualcuno si prende cura di te: una voce amica che mi fa ridere al telefono, chi si presenta a sorpresa in casa con vassoi traboccanti di dolci siciliani per “rimettermi al mondo” e un pezzo di challà post-Shabbat, chi si attacca al citofono e canta “E ti vengo a cercare”, i colleghi che mi riaccolgono al lavoro. Si avvicina il Giorno della memoria ed io quest'anno ci arrivo senza più nonni. Devo decidere da sola a quali convegni partecipare e quest'anno oltre a Milano e Roma guardo anche a Torino e Ferrara: la famiglia si allarga. Di questo si vive. E di tanto altro ancora.

Per il resto, ha ragione la mia sorella nell'arte: ci affanniamo per avere l'eclatanza ma a conquistarci sono sempre le piccole cose. Me lo dice al telefono mentre lo raggiungo al bar: è seduto che sgalletta con la stessa persona che oggi ho cercato invano al telefono per un'intervista. Li guardo come fossi finita in una commedia di De Filippo. Milano è pazzesca, come perdersi ai giardinetti. “Ho rotto le scatole in tutte le redazioni in cui ho lavorato per avere il suo numero e me lo trovo con te?!”. “Ti ho spacciata come esperta di Kieslowski. Regolati”. Le forze m'abbandonano. Ce lo diciamo via sms: al nostro saremmo sembrati due maleducati disturbati, in effetti. Recupero forse solo quando tiro fuori la brillante teoria dei sette cretini che si incontrano, in media, per strada prima di imbattersi in una persona intelligente: è di Carlo Fruttero e l'ho scoperta stamattina, mentre sfogliavo i giornali. Pfui, salva in zona Cesarini. Non gli ho chiesto, però, quanto tempo è passato dal momento in cui è uscito di casa.

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