giovedì 10 novembre 2011

Colloquium vitae

Mai come in questo periodo di assoluta difficoltà e sfiducia per il disfacimento progressivo politico, finanziario, paesaggistico del nostro Paese, sento il bisogno di circondarmi di persone che mi facciano perdere, che mi travolgano, che mi regalino spunti, lampi di intelligenza, dibattiti, confronti, occasioni di crescita e arricchimento emotivo e mentale, che mi tengano con loro, che mi preservino. Tutto insieme, o niente.

Ho inaugurato allora da qualche giorno questa sorta di simposio tra simili. Che ti ritrovi in casa, a ogni ora, che ti svegliano allarmate in piena notte convinte che è già tempo di partorire, che mi portano via agende e telefoni quando perdo le staffe, per ridurre al minimo il rischio di sfuriate delle quali potrei pentirmi appena passata la buriana.

Passerà questo tempo indeciso, si alzerà questa nebbia fitta, questa scarsa capacità di scrutare l'orizzonte, di non poter sapere cosa si cela dietro il sipario. “Tra un bicchiere di neve e un caffè come si deve”, ha cantato Fossati, facendomi struggere. E allora via a tutto quello che mi fa da zavorra, che mi si appende addosso come peso morto, cappa opprimente, legacci troppo stretti. L'ultima volta che mi hanno fatto scoppiare a ridere, oggi pomeriggio. L'ultima esperienza indimenticabile, quella di sabato scorso. L'ultima emozione forte, ieri sera. L'ultimo bacio dato, poco fa. Similia cum similibus. Noi che non abbiamo tempo da perdere, ma tempo da dare.

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