martedì 29 novembre 2011

Così è, se vi pare

Come un sogno che finisce. La morte di Lucio Magri mi ha colpito molto e mi lascia una grande amarezza nel cuore. Nutro rispetto, profondissimo, e mi sforzo, tanto, di capire. E stimo, anche, la fermezza, il coraggio, la dignità della scelta di questo e di altri Icaro. Quel mantenersi inflessibili, fedeli alle proprie idee, alla propria natura, senza cedere al compromesso, in primis verso sé stessi, fino alla fine. E alla fine, l'ultima resa: il volersene andare dopo che la vita ti porta via anche l'amore.

Stasera sono tornata a teatro per vedere “Cabaret Yiddish” del mio nuovo amico Moni Ovadia. Amo profondamente la vita anche – e soprattutto – per questo: per gli incontri inattesi, per le empatie che accadono, per i legami affettivi e intellettuali che si creano e si fanno forti. Chiedevo tempo fa a una mia cara amica perché ha scelto di condivere pezzi di vita con me, mi sono ritrovata a chiederlo anche al mio compagno di viaggio, me lo chiedo quando voglio bene o mi sento legata – anche inspiegabilmente, a volte – a persone che magari conosco poco ma verso cui provo sentimenti profondissimi. “Sono cose che non si chiedono – mi ha risposto lei -, si sentono e basta”. E quando si sentono, aggiungo io, è bene così.

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