martedì 26 febbraio 2008

Cuba, la revolucion puede esperar


Raul Castro è il nuovo presidente di Cuba. Dopo circa mezzo secolo di potere ininterrotto, l’ottantunenne Fidel lascia l'isola in eredità al fratello minore. L'Assemblea nazionale ha eletto il 76enne comandante in capo delle Forze Armate, proposto come unico candidato, nuovo presidente del Consiglio di Stato, la massima autorità dell'isola, per i prossimi cinque anni.

"Fidel è Fidel e quindi è insostituibile", ha detto Raul ai delegati. "Chiedo al Parlamento l'autorizzazione a continuare a consultare mio fratello sui principali affari di Stato". Nel suo primo discorso all'assemblea, il neo presidente - che ha vissuto per decenni all'ombra del carismatico Fidel - ha elencato le linee del suo futuro governo: "Il Paese dovrà affrontare il problema di una riforma monetaria. Dovremo farlo con un approccio integrale, che tenga conto del sistema dei salari, del sistema di prezzi controllati e delle cose che si forniscono gratuitamente. E dovremo farla finita con il libretto con cui la gente fa gli acquisti di base, che è anacronistico e inaccettabile". Fosse solo quello. Se lasciassimo un momento da parte l’immagine di Cuba sole-cuore-sorrisi vedremmo anche i suoi prigionieri politici, la sua prostituzione infantile, con le bambine vendute dai parenti ai turisti, la fame e la miseria della stragrande maggioranza degli isolani. Certo è che al momento non sembra tirare nemmeno la brezza di un cambiamento, ne’ in senso democratico, ne’ in quello auspicato da Benedetto XVI di “avvicinamento a Cristo”.

Il fratello minore del lìder maximo sarà affiancato come numero due da José Ramon Machado Ventura, 78 anni, medico, castrista della prima ora e figura storica della vecchia guardia, alla guida della sfera ideologica del Partito comunista. Anche la nomina di Ventura lascia prevedere che la Cuba di Raul non si discosterà troppo da quella del fratello.

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